NOTO – Il suo veleno può danneggiare gravemente l’uomo ed è stato avvistato nelle acque italiane, in particolare nella riserva naturale di Vendicari, territorio di Noto.
Si tratta del lionfish, meglio conosciuto come pesce scorpione. Generalmente diffuso nel Mar Rosso e nell’Oceano Pacifico, è arrivato anche in Florida negli anni ’90. E da allora la sua specie ha continuato a diffondersi nelle acque dell’Oceano Atlantico fino a raggiungere il Mar Mediterraneo.
Gli studiosi, che lo chiamano anche pterois miles, avevano previsto il suo arrivo nelle acque siciliane, dopo aver trovato esemplari della sua specie in Tunisia. Con la collaborazione dell’Ispra, del Cnr e dell’American university of Beirut, il pesce scorpione è stato avvisato nelle acque della riserva di Vendicari. Ma il ritrovamento ha fatto subito scattare l’allarme.
Il lionfish non è solo uno degli esemplari più colorati e tropicali che esistano, ma appartiene anche a una specie invasiva. Il suo veleno, collocato nelle spine sulle pinne dorsali, anali e pelviche, può danneggiare gravemente l’uomo. Chi viene punto dal pesce scorpione prova un dolore persistente, ma anche sintomi che vanno da febbre e convulsioni a difficoltà respiratorie e, nei casi più gravi, necrosi locali e perdita di sensibilità per diversi giorni. Il pesce risulta pericoloso anche se morto: dalle 24 alle 48 ore dopo la morte il lionfish mantiene ancora il veleno. La prima operazione da effettuare se punti è di rimuovere eventuali spine, disinfettare e immergere la parte colpita in acqua molto calda.
“Considerata la potenziale invasività e pericolosità della specie, – ha spiegato l’Ispra – chiunque abbia catturato o avvistato un pesce scorpione è invitato a fare una foto e segnalare l’osservazione all’indirizzo: alien@isprambiente.it. Ѐ disponibile anche un gruppo Facebook chiamato “oddfish” sul quale condividere osservazioni di specie esotiche con utenti del mare e ricercatori”.