Siracusa – E’ necessario un recupero etico di avvocati e magistrati. Arrestare il declino di un sistema alimentato proprio dagli operatori della giustizia. Applicare la legge, ma soprattutto agire con coscienza.
Queste alcune delle risposte fornite ieri dal giudice Felice Lima e dall’avvocato Ettore Randazzo che si sono interrogati sul ruolo di giudice e avvocato. Lo hanno fatto nel corso dell’incontro promosso dalla sezione di Siracusa dell’Ugci, Unione giuristi cattolici italiani, inserito nel ciclo di studi in memoria dell’avvocato Antonio Ricupero, del quale si celebra quest’anno il decennale della scomparsa. Penalista del foro di Siracusa, Antonio Ricupero è stato per circa dodici anni presidente della sezione di Siracusa dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, poi delegato regionale, ed infine chiamato a ricoprire il prestigioso incarico di consigliere nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani.
Sia Lima che Randazzo hanno voluto ricordare “l’amico Antonio, attento e generoso e deontologico prima ancora che venisse approvato il codice”.
Il prof. Salvatore Amato, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani di Siracusa, ha introdotto il tema: “Giudice e avvocato. Due figure che hanno, o dovrebbero avere, vincoli morali e regole deontologiche. Ma nella prassi quotidiana? E’evidente che la ricerca della verità del giudice non è la stessa dell’avvocato, che deve garantire anche gli interessi del soggetto che assiste. Fino a che punto? Nella cultura anglosassone tacere un precedente giudiziario costituisce un oltraggio alla corte, anche se fosse pregiudizievole al proprio assistito. Nel nostro sistema giudiziario non si è, invece, così rigidi e anzi è forse diffusa la prassi opposta. Certamente non spetta all’avvocato accertare la verità, ma non può neppure alterarla. Qual è la linea di demarcazione? Questo è uno dei tanti problemi che dividono la coscienza del giudice da quella dell’avvocato. Una separazione che non può, però, divenire una contrapposizione, perché è solo nella diversità dei rispettivi ruoli che è possibile garantire il rispetto della legalità”.
Felice Lima, giudice presso il tribunale civile di Catania, ha posto una serie di problemi partendo dai casi pratici: “Ritengo che per giudice e avvocato ci sia una sola legge ed una sola coscienza, con punti di vista diversi. L’avvocato deve agire eticamente, si deve comportare in maniera leale. Non può disapplicare la legge ma neanche agire contro coscienza. Mi rendo conto che è difficile spiegare al cliente perché al di la della teoria non avrà giustizia. Ma purtroppo il quotidiano ci costringe a delle scelte. Scelte che devono essere guidate dall’etica di ciascuno. Il nostro è un sistema pronto ad un giudice che punisce i cattivi? Ritengo di no. Personalmente vorrei la responsabilità del giudice, ma mi sento solo quando lo dichiaro”.
L’avvocato Ettore Randazzo presidente nazionale del Lapec (Laboratorio permanente esame e controesame e giusto processo), ha subito spiegato: “Giudice e avvocato hanno due funzioni non due coscienze, che contribuiscono a celebrare un processo che tenti di concludersi con una sentenza giusta. Quando un giudice è in linea con la sua coscienza? Quando si è affrancato dalla sindrome da durata. Il numero di sentenze spesso induce a far presto piuttosto che a far bene. Il giudice non si deve far condizionare dai suoi limiti. Assistiamo ad un declino spaventoso del quale noi avvocati siamo responsabili. E’ necessario trovare soluzioni per salvare la nostra e la loro coscienza”. Tutti d’accordo su un punto: “l’etica riguarda le persone perbene. Perché il corrotto non ha nessuna etica”.