Floridia – L’integrazione fra i popoli e fra le culture diverse parte dai ragazzi. I ragazzi o gli studenti superano gli steccati e le barriere interculturali e non costruiscono muri. Gli studenti, i giovani accolgono lo “straniero” che sia di colore o che venga dalla Romania. L’esempio è stato dato ieri pomeriggio quando nell’aula consiliare del Comune di Floridia si sono incontrati gli studenti canadesi del Quebec che hanno voluto incontrare gli ospiti del centro Sprar Obioma di Floridia. Gli studenti canadesi sono qui in Sicilia per studiare e vedere come funziona un centro di accoglienza nei confronti di questi giovani che sono in attesa dello status di rifugiato.
Il Dott. Baffo ha spiegato cosa è uno Sprar: “Entrano nel territorio italiano dopo di che chi fra queste persone che arrivano fa richiesta di asilo politico quindi di protezione internazionale viene trasferito nei centri sprar ( sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati). Una volta lì dentro si incomincia ad erogare una serie di servizi a queste persone per provare ad inserirli nel tessuto sociale del territorio in cui vivono. Diciamo che il sistema Sprar è un sistema gestito a livello centrale dal Ministero dell’interno attraverso l’ANCI infatti i titolari dei progetti sprar sono comunque i comuni che poi affidano a cooperative, associazioni il singolo progetto per quanto riguarda l’accoglienza specifica. Ogni ente gestore di questo progetto deve avere a disposizione un ‘equipe multidisciplinare che va dal responsabile, all’educatore – aggiunge -, al pedagogista, allo psicologo, sociologo, assistente sociale. Tra i vari servizi che si devono fare ci sono quelli dell’alfabetizzazione perché il ministero ritiene che parlare la lingua è fondamentale per inserirsi nel territorio. Poi vi è l’iscrizione al sistema sanitario, iscrizione all’anagrafe. In Sicilia c’è una fortissima richiesta da persone provenienti dall’area Sub Sahariana quindi sia costa Ovest Senegal, Mali, Gambia e Nigeria. Sia anche dall’altra parte del corno d’Africa: Etiopia, Eritrea, Kenia. In Kenia e in Etiopia c’è la guerra civile e situazione molto drammatiche e moltissime persone stanno fuggendo. Tutte le persone che arrivano e fanno richiesta di asilo politico non a tutti viene riconosciuto questa protezione internazionale perchè molti sono considerati migranti economici quindi persone che scappano comunque dalla miseria e dalla fame e per quel motivo non gli viene concesso lo status di rifugiato. Ci sono persone che lasciano famiglie nei villaggi. In linea di massima stanno al centro sprar da sei mesi ad un anno poi ci sono delle eccezioni se ci sono casi particolari e quindi possono rimanere di più. Queste sono persone libere nel senso che possono uscire dallo Sprar in qualsiasi momento. Se loro hanno un amico o un familiare dove andare a vivere possono tranquillamente spostarsi e uscire dal sistema di accoglienza”.
Sabrina Infanti (operatrice-psicologa): “ Sicuramente è un centro sprar che sta in questi anni dando degli ottimi risultati per quanto riguarda l’integrazione sul territorio dal punto di vista lavorativo dei giovani ospiti che abbiamo. Sono stati attivati molti tirocini formativi rispetto ad altri centri sprar è questo è un grande risultato per noi. Molti ragazzi sono stati inseriti e adesso lavorano hanno trovato un’occupazione, hanno affittato delle case e si sono resi autonomi dal nostro progetto. Poi il nostro compito è quello di fare diverse attività di integrazione come quella di oggi quindi far conoscere alla cittadinanza quella che è la realtà di questo centro che ospita i ragazzi. Sono dei ragazzi che scappano da situazioni di guerra – aggiunge Sabrina Infanti-, di estrema povertà quindi affrontano il mare per scampare a quella che è un vissuto di perdita nel loro territorio. Molti di loro sono orfani hanno perso in guerra i genitori e hanno visto distruggere le proprie famiglie. Alcuni sin da piccoli sono dovuti crescere senza riferimenti proprio perchè la guerra gli ha strappato i propri familiari. Questi ragazzi canadesi sono uno scambio culturale con il liceo di Palazzolo per quanto riguarda l’indirizzo psico-pedagogico e sono qui che stanno appunto cercando di osservare da vicino la realtà dell’accoglienza degli stranieri nel territorio italiano e quindi in Sicilia perchè siamo la porta dell’Europa rispetto al fenomeno dell’accoglienza. Su questo territorio a parte delle resistenze iniziali ma anche forse normali c’è sempre quel timore rispetto a che cosa sarà? Vedere 35 ragazzi stranieri che vivranno nel territorio. Non abbiamo mai avuto una risposta negativa, anzi sono nate tantissime attività soprattutto con i giovani del liceo scientifico, con le scuole, gli istituti comprensivi. Sono nate delle bellissime esperienze e i nostri ragazzi sono state impegnate in alcune attività come ad esempio la pulizia della Villa comunale o del cimitero quindi si sono resi utili. Facciamo in modo di farli vedere all’interno di questo contesto come partecipi, come forza integrante del territorio. Da anni che faccio questo lavoro ed ho imparato proprio lì cosa significa convivere realmente. Sono culture completamente diverse, parlano lingue diverse e alcune praticano religioni diversi e non mai successo nulla che ci facesse pensare di dover intervenire per dare un assetto diverso che un altro. La convivenza è possibile”.
Per il presidente dell’associazione Obioma Sebino Scaglione: “ Ospitiamo un gruppo di studenti canadesi di varie scuole del Quebec che hanno studiato nel loro paese il fenomeno dell’immigrazione e sono venuti qui in Sicilia a guardare come funziona il sistema dell’accoglienza. Hanno chiesto allo Sprar di Floridia di testimoniare il funzionamento di questi centri di seconda accoglienza. L’integrazione in Sicilia è possibile”.
Per l’assessore alla solidarietà sociale Rossessla Di Paola : “ L’integrazione è possibile. Ne danno prova i ragazzi, fortunatamente, perchè lì dove gli adulti parlano di muri, di barricate ci stiamo ore e ore a parlare, a fare polemica e poi uno vede questi ragazzi come rispondono e come loro hanno chiesto. Perché questo è un progetto dove sono stati i ragazzi a chiedere di avere questo incontro e di capire come funziona e sono stati i ragazzi canadesi che hanno spinto per avere questo incontro e vedere in Sicilia come andava l’accoglienza. Non si tiene conto che accogliere gli stranieri per esempio noi abbiamo la comunità sia allo sprar che i minori non accompagnati da comunque lavori perchè quanti sono gli operatori che lavorano nella comunità, l’indotto che c’è nella comunità. Sono cittadini che spendono qui e comunque non sono soldi che vengono tolti a qualcuno. Questi sono soldi del Ministero mirati per quel tipo di servizio e non c’è niente che viene tolto ai cittadini floridiani”
Dello stesso tenore anche la dichiarazione dell’assessore alla Pubblica Istruzione Mario Bonanno: “ L’accoglienza io la vivo quotidianamente a scuola con i miei bambini di scuola media i quali appunto al di la dei proclami riescono ad accogliere i bambini di colore, rumeni, del nord Africa con grande simpatia, semplicità e spontaneità. Questo è veramente un esempio che noi adulti dovremmo seguire al di la delle barriere, al di la delle differenze il dialogo è possibile in questo caso siamo noi che impariamo da loro. Questi ragazzi canadesi ci danno un bel esempio perchè il Canada mi risulta essere un paese all’avanguardia per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione razziale. E poi dobbiamo smontare un pregiudizio culturale prima ancora che economico. Perchè i ragazzi non si pongono il problema se devo accogliere o no, se creano problemi economici o no. I ragazzi si pongono il problema di avere dei loro amici e degli esseri umani che devono accogliere che hanno il piacere di accogliere”.