SIRACUSA – Si terrà fino a domani presso l’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali (ISISC) un seminario sulla confisca, organizzato in collaborazione con la Commissione Europea e il Ministero della Giustizia per il Semestre Italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, che ha visto la partecipazione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando. A Siracusa, presso la sede dell’ISISC, i rappresentanti dei Ministeri della Giustizia dei 28 Stati membri dell’Unione Europea incontrano giuristi ed accademici, per guardare agli aspetti dell’aggressione dei patrimoni criminali affrontata sotto lo specifico aspetto del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie e della confisca. Nella specie, l’importanza dell’evento è data dalla recente approvazione della Direttiva sulla Confisca del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha posto norme minime in materia, tese ad armonizzare le legislazioni degli stati membri, ma ha lasciato aperte talune questioni relative all’adeguatezza del quadro normativo attualmente vigente al fine di garantire l’efficacia delle decisioni giudiziarie in materia di aggressione ai beni e patrimoni di origine criminale, esortando la Commissione Europea a continuare il lavoro in materia.
Il seminario vuole essere l’occasione per lanciare una riflessione comune sul tema, esaminando lo stato attuale della normativa europea e degli Stati membri in materia di aggressione ai patrimoni criminali e riflettendo sugli ostacoli giuridici e pratici che potrebbero essere rimossi da un futuro intervento legislativo europeo in materia, per fare sì che le decisioni delle autorità giudiziarie nazionali possano spiegare la loro efficacia in tutto il territorio dell’Unione indipendentemente dalla natura civile o penale che le stesse assumano all’interno dei singoli stati membri, e ciò avuto riguardo anche a quanto rappresentato già dal Consiglio Europeo di Tempere.
Nel suo intervento il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha dichiarato: L’incantevole panorama della città di Siracusa e la prestigiosa sede dell’Istituto ci aiuteranno ad affrontare in modo più piacevole un argomento importante e complesso, quale è quello della cooperazione giudiziaria, con particolare riferimento al sequestro e alla confisca dei beni, per una più efficace lotta alla criminalità organizzata. Il rafforzamento delle politiche per la lotta contro le organizzazioni criminali, i cui profitti illeciti danneggiano il sistema economico legale, è stato posto al centro dell’agenda della Presidenza italiana, con particolare riferimento al miglioramento degli strumenti tesi all’aggressione dei patrimoni illeciti. Ciò dal momento che i criminali e le loro organizzazioni dovrebbero essere privati dei proventi di qualsiasi natura, comunque acquisiti, derivanti dalle loro attività illecite: “Garantire che il crimine non paghi”.
Proprio in questa prospettiva, la Presidenza aveva annunziato la propria intenzione di promuovere una riflessione sull’utilizzo del principio del mutuo riconoscimento, in relazione a tutte le forme di sequestro e confisca dei beni di origine criminale. Il principio del mutuo riconoscimento – come venne deciso dal Consiglio europeo di Tampère quasi 15 anni fa e come è stato confermato dal Trattato di Lisbona (art. 82 TFUE) – deve costituire il “fondamento della cooperazione giudiziaria nell’Unione” in esecuzione di una decisione giudiziaria. In tale prospettiva appare essenziale che ci si diriga con decisione verso una applicazione piena e completa di tale principio che, come con lungimiranza indicarono i Capi di Stato e di Governo nel lontano ottobre 1999, deve trovare applicazione “tanto in materia civile quanto in materia penale …[e] dovrebbe applicarsi sia alle sentenze sia alle altre decisioni delle autorità giudiziarie”. I progressi indiscutibili sino ad oggi compiuti nel settore del mutuo riconoscimento hanno coperto le materie più diverse, dal fondamentale superamento dell’estradizione, attraverso il mandato di arresto europeo, al pagamento delle sanzioni pecuniarie, all’esecuzione delle condanne penali o alle misure di controllo “pre” e “post” sentenziale. La recente direttiva 2014/42 – aggiunge il Ministro Orlando -, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea, adottata lo scorso aprile, costituisce di certo un importante passo in avanti sul terreno della lotta ai patrimoni criminali, anche per il fatto di sostituire con una direttiva gli strumenti della “vecchia generazione” già adottati in materia di confisca (“azione comune” e “decisioni quadro”). Tuttavia, tale direttiva rimane ancorata ad una definizione restrittiva di «confisca» intesa solo come “privazione definitiva di un bene ordinata da un’autorità giudiziaria in relazione a un reato”, escludendo dunque tutti gli altri diversi strumenti giuridici – non sempre necessariamente legati all’esistenza di una sentenza di condanna – che sono conosciuti nei diversi Stati membri per aggredire beni di origine illecita. Non è stato infatti purtroppo possibile, nel corso dei negoziati, raggiungere un’intesa sulla disciplina della c.d. “non-conviction based confiscation” (NCB) (confisca non basata su una condanna) che pure figurava nella proposta iniziale. In occasione dell’adozione di questa direttiva, il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno dunque adottato due distinte dichiarazioni. La prima è relativa allo studio che la Commissione europea è invitata a compiere circa fattibilità e vantaggi “derivanti dall’introduzione di ulteriori norme comuni in materia di confisca di beni derivanti da attività di natura criminale, anche in assenza di condanna di una o più persone specifiche per tali attività”. La seconda dichiarazione è invece specificamente collegata alla materia del riconoscimento reciproco e invita la Commissione a presentare, “quanto prima possibile, una proposta legislativa sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca”, riconoscendo esplicitamente che “l’efficacia del sistema di congelamento e di confisca nell’UE è intrinsecamente legata al buon funzionamento del riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca…”. Ancor più di recente, le conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2014 sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia hanno invitato a “rafforzare il riconoscimento reciproco di decisioni e sentenze in materia civile e penale”. Tutto il quadro sin qui delineato sembra indicare insomma che esiste un terreno propizio ed una chiara volontà da parte del Parlamento europeo, degli Stati membri e della stessa Commissione al fine di avanzare sul terreno del reciproco riconoscimento delle decisioni in materia di confisca (anche) al di là delle sole decisioni di condanna a seguito di reato. Come si è visto, da Tampère in poi, per ciò che riguarda il riconoscimento reciproco, l’accento da parte dei Nostri Capi di Stato e di Governo sembra essere stato posto non già sul carattere definitivo o meno della decisione e neppure sulla natura civile o penale della stessa. Ciò che rileva invece veramente è che si tratti di una decisione realmente “giudiziaria”, vale a dire emanata da un giudice indipendente all’interno di un procedimento garantito, dove siano stati assicurati il principio del contraddittorio e tutti gli altri diritti fondamentali delle parti al processo. L’obbiettivo ultimo da perseguire appare dunque quello di uno Spazio unico di giustizia in seno all’Unione, all’interno del quale le decisioni giudiziarie di sequestro e confisca – “tutte” le decisioni giudiziarie di sequestro e confisca – possano venire reciprocamente riconosciute ed eseguite indipendentemente dalla loro natura giuridica, penale, civile od amministrativa, nel comune intento di privare i criminali dei loro proventi. E ciò proprio nel più pieno “rispetto dei diritti fondamentali nonché dei diversi ordinamenti giuridici e delle diverse tradizioni giuridiche degli Stati membri”, cui ci richiama l’art. 67 del TFUE. Ciò non può non riportarci al problema della “fiducia reciproca” che, come ribadito anche nelle Conclusioni del Consiglio europeo dello scorso giugno, costituisce il corollario indispensabile dell’effettivo funzionamento dei meccanismi di riconoscimento reciproco. Come è stato efficacemente detto, la fiducia non può instaurarsi “per decreto”, ma richiede un’azione costante di ravvicinamento tra i Nostri sistemi giuridici e, soprattutto, tra i Nostri operatori giuridici, al fine di rompere quella catena di “sfiducia reciproca” che purtroppo ancora assai spesso ostacola la cooperazione tra le Autorità Giudiziarie dei diversi Paesi. La presente Conferenza – fortemente voluta dalla Presidenza italiana ed organizzata in una Terra che molto ha da offrire quanto a best practices in tema di sequestro, confisca e destinazione a finalità sociali dei beni sottratti alle organizzazioni criminali – oltre ad offrire una occasione unica di confronto, di idee e di esperienze tra i migliori specialisti della materia provenienti da tutti i Paesi dell’Unione, costituisce anche un ulteriore passo in avanti ai fini di quel “conoscersi reciprocamente” che altro non è se non il presupposto indefettibile della fiducia necessaria a far funzionare in concreto gli strumenti di mutuo riconoscimento”.
Salvatore Pappalardo