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Il Ministro della Difesa Pinotti ha partecipato alla riunione alla NATO

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Implementazione del Readiness Action Plan (RAP), definizione delle strategie di adattamento a lungo-termine che l’Alleanza intende adottare nel prossimo Vertice di Varsavia (luglio 2016), la situazione in Siria e l’intervento in Afghanistan.

Questi gli argomenti principali sui quali i Ministri alleati hanno focalizzato la discussione odierna.

Riunione svolta in un contesto politico-sociale caratterizzato dalla crisi migratoria in Europa e dal conflitto in Ucraina, e rende evidente la necessità per la NATO di verificare il proprio processo di adattamento finalizzato a fronteggiare simili sfide.

I ministri hanno rivisto la messa in atto dell’Alliance’s Readiness Action Plan – approvato durante ilsummit in Galles del 5 settembre 2014 – che assicura la prontezza della NATO ad affrontare sfide in un contesto di sicurezza in rapida evoluzione.

Hanno quindi approvato definitivamente il concetto militare di Enhanced NATO Response Force, comprese le disposizioni di comando e controllo.

Durante il meeting i Ministri hanno approvato l’istituzione di due unità NATO Force Integration Units (NFIUs), piccoli quartier generali, in Ungheria e Slovacchia che consentiranno alle forze alleate di muoversi velocemente e con efficacia, nel caso debbano essere dislocate nell’area.

Lo scorso mese di settembre altri sei NFIUs sono stati attivati in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia  e Romania.
I ministri hanno anche discusso di Siria e della sicurezza in Afghanistan.

Il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha auspicato che “La Nato continui a sostenere l’Afghanistan tanto con l’attuale missione Resolute Support”  e che l’Alleanza valuterà la situazione a Kunduz e una possibile “nuova partnership durevole fatta dalla combinazione di una missione civile e di elementi militari”.

“Davanti a noi – ha detto il segretario Nato – sono in corso numerosi cambiamenti: la crisi in Ucraina, il crollo degli stati in Nord Africa e nel Medio Oriente, oltre alla più grande crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale in poi. Ecco perché’ servono soluzioni che si adattino agli scenari attuali”.


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