SIRACUSA – Minori e responsabilità etica: la carta di Treviso è stato l’argomento trattato da Don Fortunato DI Noto al seminario di formazione continua dei giornalisti. Al seminario erano presenti il presidente dell’Ucsi Salvo di Salvo, il consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti Santo Gallo e Aldo Mantineo revisore dei conti dell’ordine dei giornalisti di Sicilia. Molti anche i colleghi presenti che hanno seguito con molta attenzione la relazione di Don Fortunato Di Noto presidente dell’Associazione Meter che da ani si occupa di minori e soprattutto alla lotta contro la pedofilia e la pedopornografia.
“Abbiamo degli strumenti anche da parte dei media che aiutano a rispettare il dolore – ha dichiarato Don Di Noto – , le situazioni delle vittime e soprattutto di chi rimane perché è vero che le vittime non ci sono più ma rimangono le persone. Allora la carta di Treviso è certamente è una carta importante per il giornalismo italiano perché ci dà la possibilità di avere in un assioma molto intelligente che il giornalista deve raccontare i fatti di cronaca ma il giornalista è tale giornalista perché non deve dimenticare che ha un volto umano e quindi deve manifestare automaticamente il senso della pietà, il senso della considerazione che il dolore dell’altro deve essere sempre e comunque rispettato e tutelato quando eventualmente è un minore. Il minore deve stare al primo posto quando uno scrive e quando uno scrive deve capire che deve raccontare questo bambino che sta crescendo ma questo bambino che forse è riempito di tanto dolore e di tanta sofferenza anche in situazioni diversificate”.
Sulla questione di alcuni talk show che fanno della morbosità su certi argomenti Don Fortunato Di Noto ci ha risposto così : “Lì io spero che l’ordine dei giornalisti possa sempre intervenire con determinazione, autorevolezza perché non si può più pensare di creare talk show soltanto sul dolore delle persone, sul dolore dei bambini esporre anche in maniera anche eccessiva, esponenziale tutto questo. Il dolore è anche bisogno della pietà e del rispetto”.
Salvatore Pappalardo