La Gazzetta Siracusana

Le maggiori operazioni della Polizia di Stato

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Ecco di seguito le maggiori operazioni della Polizia di Stato in provincia di Siracusa

SQUADRA MOBILE

Tra le operazioni più significative eseguite dalla Squadra Mobile di Siracusa una menzione particolare meritano l’operazione denominata “Iubita”, condotta contro un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione; l’attività che ha portato in data 13 maggio alla liberazione della minore eritrea Shashay Mebrihit, sequestrata all’interno di un appartamento di Comiso (RG); le indagini che hanno portato al fermo in data 28 settembre dei genitori della ragazza turca DURTUC Aysegul; l’arresto, lo scorso 4 luglio, per pornografia minorile e atti sessuali con minorenni di un professore di religione; le indagini che hanno portato a individuare gli autori dell’omicidio di LIOTTASIO Sebastiano, commesso a Priolo il 21 settembre u.s. ed, infine, l’operazione “SETTEMASSI” che ha consentito il fermo di indiziato di delitto di 8 rapinatori che avevano posto in essere tre rapine in danno di istituiti di credito di questa Provincia

13 aprile: “Operazione IUBITA”. A seguito di attività investigativa svolta da questa Squadra Mobile, coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei componenti di un’organizzazione criminale composta da cittadini di nazionalità rumena ed italiana operante in questo capoluogo e nelle province di Catania e Messina, dedita al reclutamento, alla induzione ed allo sfruttamento della prostituzione di giovani donne di origine rumena. Agli indagati, cinque uomini di nazionalità rumena e tre italiani, originari del messinese, è stato contestato di avere favorito e sfruttato la prostituzione di numerose cittadine rumene, indotte a trasferirsi in Italia con la promessa di facili guadagni e costrette, invece, al meretricio e segnatamente, mentre i cittadini rumeni provvedevano al reclutamento, alla collocazione sul mercato, alla gestione e riscossione dei guadagni, i cittadini italiani si occupavano, dietro compenso in denaro, di accompagnare le donne sui luoghi di prostituzione, riaccompagnarle a casa e provvedere, di fatto alle loro esigenze logistiche. I fatti si sono verificati a Siracusa ed in altre città della Sicilia Orientale, nei primi sei mesi dell’anno 2010. Gli indagati, persuadendo le giovani donne a partire per l’Italia con promesse di cospicui guadagni e lavori leciti, le obbligavano, una volta giunte in Sicilia, a prostituirsi in strada, sull’asse Siracusa – Catania – Messina, con base logistica nel piccolo centro di Furci Siculo (ME), dal quale si spostavano giornalmente per raggiungere il “posto di lavoro” nelle province limitrofe. Il luogo prediletto per fare prostituire le giovani donne rumene in questa provincia rimane sulla strada per Canicattini Bagni, nei pressi della Traversa Serramendola, che permette l’accesso alle aree di servizio Autostradali; di lì, una volta adescato il cliente, le donne consumavano gli atti sessuali nelle campagne circostanti. Le indagini si sono avvalse del supporto d’intercettazioni telefoniche, nel corso delle quali è stato possibile accertare le condotte illecite e, in taluni casi, la violenza esercitata dagli aguzzini nei confronti delle donne che si rifiutavano di eseguire i loro comandi.

13 maggio: personale di questa Squadra Mobile, a seguito di attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, ha tratto in arresto, unitamente a personale della Questura di Ragusa e del Commissariato di P.S. di Comiso (RG), con l’accusa di sequestro di persona e favoreggiamento all’immigrazione clandestina cinque cittadini extracomunitari. L’attività di P.G. è scaturita dalla denuncia sporta da un migrante eritreo sbarcato in Italia il 4.05.2015 presso il Porto Commerciale di Augusta, con la quale veniva segnalato il sequestro della minore Shashay Mebrhit, nata in Eritrea il 01.01.2000, ad opera di ignoti malviventi che chiedevano il pagamento, su una carta postepay, di euro 200 per la liberazione della giovane. Le attività tecniche, prontamente attivate, hanno permesso di appurare come gli arrestati, con l’utilizzo di un furgone, si appostassero all’esterno dei centri di accoglienza del siracusano e prendessero a bordo gli immigrati con la falsa promessa di accompagnarli a Milano, per raggiungere i paesi europei di destinazione. Gli stranieri, invece, una volta saliti nel mezzo, venivano portati, forzosamente, in un’abitazione di Comiso (RG) e lì tenuti segregati fino a quando non avessero pagato un riscatto di 200 euro ciascuno. A pagamento avvenuto, le vittime venivano liberate ed accompagnate alla stazione degli autobus di Ragusa. La predetta attività è culminata con la individuazione dell’appartamento di Comiso ove la minore era tenuta segregata, con la liberazione della stessa e l’arresto dei sequestratori. Gli altri migranti, precedentemente liberati a seguito del pagamento del riscatto, sono stati intercettati a bordo di un autobus di linea diretto a Catania.

4 giugno: nel corso di una attività d’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, personale della Squadra Mobile di Siracusa ha tratto in arresto, in flagranza di reato, un insegnante di religione di Augusta, sorpreso nell’atto di consumare un rapporto sessuale con due minorenni extracomunitari. L’attività investigativa trae origine dalle dichiarazioni rese alla Squadra Mobile di Roma da un migrante minorenne egiziano, giunto in Italia con uno sbarco diversi mesi addietro e allocato presso una casa famiglia di Roma, secondo le quali l’insegnante, nominato tutore di diversi minorenni, era solito consumare rapporti sessuali con giovani migranti ricompensandoli con regali o denaro. Eseguiti i necessari riscontri e verificata l’attendibilità delle dichiarazioni rese dal giovane egiziano, la Squadra Mobile di Siracusa avanzava richiesta alla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, competente in materia di prostituzione minorile, per ottenere l’autorizzazione a svolgere una serie di attività tecniche. Dette attività permettevano di sorprendere l’indagato, all’interno della sua abitazione, mentre compieva atti sessuali con due migranti minorenni a lui affidati. L’audizione protetta dei due giovani, svolta negli Uffici della Squadra Mobile aretusea, forniva importanti elementi a riscontro del reato di prostituzione minorile configurato a carico dell’uomo che veniva tratto in arresto, in quanto ritenuto responsabile dei delitti di prostituzione minorile e atti sessuali con minorenni.

21 settembre: personale della Squadra Mobile e del Comm. P.S. di Priolo Gargallo, si portava presso l’abitazione di LIOTTASIO Sebastiano, nato a Siracusa il 22.07.1922, residente a Priolo Gargallo, in via Gargallo 19, per segnalazione di omicidio. Sul posto gli operatori, rinvenivano il suindicato sul proprio letto, con il viso insanguinato. Le indagini permettevano di appurare che lo stesso era stato effettivamente ucciso con diversi colpi di ferro da stiro inferti al capo e alla nuca. Determinanti ai fini della individuazione dei responsabili si sono rivelate le immagini videoriprese da alcune telecamere private di vigilanza, che hanno ritratto due persone, identificate per SFERRAZZO Angelo, cl.1973, residente in Priolo Gargallo e GAROFALO Francesco, cl.1989, residente a Priolo Gargallo, fare ingresso all’interno dell’appartamento della vittima in orari compatibili con quello del delitto. Le responsabilità dei predetti sono state suffragate dalle operazioni di intercettazione ambientale effettuate all’interno della sala d’attesa di questa Squadra Mobile, ove i due assassini, hanno commentato, inequivocabilmente, alcune fasi dell’omicidio. In merito alle cause dell’efferato assassinio la ricostruzione più plausibile porta a ritenere che il gesto sia riconducibile a un tentativo di rapina tragicamente conclusosi, forse per una inaspettata resistenza opposta dall’anziano. Gli indagati venivano sottoposti a fermo di indiziato di delitto disposto nei loro confronti dalla locale Procura della Repubblica.

28 settembre: personale della Squadra Mobile traeva in arresto DURTUC Birol, nato in Turchia il 17.08.1975 e DURUKAN Yasemin, nata in Turchia il 7.06.1979, entrambi residenti a Siracusa, in ottemperanza del Decreto di fermo di indiziato di delitto emesso, emesso in data 24.09.2015 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa, nell’ambito del P.P. 9455/15 RGNR mod. 21, per il reato di sequestro di persona e rapina aggravata.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini condotte da questa Squadra Mobile, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Siracusa, i due fermati avrebbero sequestrato la figlia DURTUC Aysegul, nata a Siracusa il 20.10.1996, dalla doppia cittadinanza italiana e turca, convincendola con uno stratagemma a lasciare l’Italia e a raggiungere i nonni paterni che si trovano nella cittadina turca di Serinhisar, ove la stessa sarebbe stata ristretta contro la sua volontà, per circa quattro mesi, fino all’intervento delle autorità locali che hanno provveduto a liberarla. Alla base del gesto vi sarebbe stata la disapprovazione da parte genitori circa lo stile di vita occidentale della figlia, ritenuto non consono alle tradizioni della famiglia. L’indagine, che trae spunto dalla denuncia sporta dal giovane fidanzato italiano della ragazza, si è sviluppata tramite servizi di intercettazione telefonica, che hanno permesso di appurare come, effettivamente, la ragazza si trovasse presso l’abitazione dei parenti a Serinhisar.

La liberazione della ragazza è stata possibile anche grazie all’intervento di Interpol e del Consolato italiano di Izmir che, venuto a conoscenza della vicenda, ha interessato le autorità turche affinchè la giovane Aysegul venisse rintracciata presso l’abitazione dei nonni paterni. Accertata la sua volontà di far rientro in Italia, la ragazza è stata collocata in una località protetta, fino al giorno del suo rientro, avvenuto, nella tarda serata del 4 settembre 2015.

Escussa a sommarie informazioni, la giovane ha integralmente confermato quanto emerso nel corso dell’indagine, chiarendo le modalità con cui è stata convinta a lasciare l’Italia e le responsabilità dei familiari coinvolti nella vicenda.

2 dicembre: personale della Squadra Mobile, con la collaborazione di personale della Squadra Mobile di Catania ha eseguito il fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa, nei confronti di otto soggetti (due siracusani, un tortoriciano e cinque catanesi), per i reati p. e p. dagli artt. 416 c.p., 110, 628 comma 1 c.p., ovvero per aver costituito e fatto parte di una stabile associazione a delinquere dedita alla commissione di rapine in danno di istituti di credito e per aver commesso 3 rapine ai danni di istituti bancari della provincia di Siracusa e una tentata rapina in provincia di Messina.

L’indagine, denominata “Operazione SETTEMASSI” dal termine convenzionalmente utilizzato dai malviventi per dare avvio all’azione criminosa, ha tratto spunto dalle modalità esecutive che hanno accomunato una serie di rapine commesse ai danni di istituti bancari in provincia di Siracusa nella seconda metà del 2015; nei casi analizzati, infatti, i rapinatori hanno agito a volto scoperto o parzialmente travisati, senza far uso di armi da fuoco, e si sono dati alla fuga grazie a dei complici che li hanno attesi all’esterno a bordo di alcune autovetture.

Le meticolose indagini hanno permesso di ricondurre i citati episodi a un gruppo delinquenziale, guidato da GRASSO Antonino, composto da pregiudicati catanesi e siracusani, dedito con carattere di sistematicità alla commissione di rapine in danno di istituti di credito.

In particolare gli indagati sono gravemente indiziati di essere gli autori degli episodi di seguito indicati:

Secondo quanto emerso nel corso dell’indagine, i malviventi residenti nella provincia aretusea hanno svolto il ruolo di basisti, fornendo supporto logistico e copertura durante la fuga, mentre i catanesi si sono occupati di realizzare materialmente le rapine all’interno delle sedi bancarie.

d.i.g.o.s.

13 marzo 2015: su delega della locale Procura della Repubblica, venivano acquisiti presso gli uffici comunali preposti, numerosi atti afferenti le attività delle commissioni consiliari; l’indagine denominata poi “GETTONOPOLI”, scaturiva anche a seguito della trasmissione televisiva l’ARENA di Rai 1. Indagini ancora in corso;

9 maggio 2015: veniva attuata dai sindacati e dai lavoratori del centro commerciale AUCHAN di Melilli (SR), una forte forma di protesta che ponevano in essere comportamenti lesivi delle libertà altrui. In seguito a tali accadimenti, quest’ufficio, svolgeva paziente e fattiva attività di indagine, a conclusione della quale segnalava alla locale Procura della Repubblica nr.9 persone;

2 luglio 2015: personale dipendente traeva in arresto, nella flagranza di reato di truffa, un dipendente dell’ex Provincia regionale di Siracusa, il quale, già dal 2014, era stato oggetto di numerose denunce, raccolte in questi uffici per analogo reato,;

3 dicembre 2015: su delega della locale Procura della Repubblica, venivano svolte laboriose e proficue indagini di P.G., finalizzate all’individuazione dell’autore del reato di falso in atto pubblico che aveva presentato, presso gli uffici S.I.A.E. della capitale, un falso modulo che prolungava la concessione dei i diritti d’autore spettanti ad un soggetto, ancora in favore dell’I.N.D.A..

U.P.G.S.P.

COMMISSARIATI DISTACCATI

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