Osservatorio Etna

L’Etna ha il singhiozzo!

Anche quando l’Etna non erutta in modo eclatante, si fa notare ugualmente. Da alcuni giorni, infatti, il vulcano siciliano produce delle “mini-eruzioni” che durano poche decine di minuti, localizzate sulla sommità del Nuovo Cratere di Sud-Est, a circa 3300 metri di quota (foto in evidenza, in alto). E fin qui non ci sarebbe nulla di strano per un vulcano tanto attivo com’è l’Etna, se non fosse che questi eventi accadono con una regolarità impressionante, circa tre al giorno, e ad intervalli abbastanza costanti di circa otto ore. Un fenomeno che ricorda abbastanza da vicino quello dei geyser, anche se in questo caso ad eruttare in superficie è magma e non acqua. La sequenza è iniziata lo scorso 11 maggio e ha portato il conto totale di queste mini-eruzioni a ventidue, aspettando il prossimo evento, naturalmente.

Questi piccoli eventi eruttivi sono accompagnati sempre da un aumento di ampiezza del tremore vulcanico, che corrisponde ad una vibrazione prodotta dalla dinamica dei fluidi vulcanici che circolano all’interno del condotto eruttivo. Quando il magma si approssima alla superficie ed erutta, immancabilmente anche il tremore aumenta. Lo sanno bene gli appassionati che visitano continuamente il sito web dell’INGV nel quale il tremore è evidenziato da una serie di diagrammi colorati (foto in evidenza, in basso). In occasione di queste numerose mini-eruzioni, quindi, il tremore si mostra con una serie di picchi quasi regolari per ampiezza ed intervalli. E’ come sei il vulcano avesse… il singhiozzo!

Ma allora, perché avvengono queste mini-eruzioni? Cosa le fa risultare tanto regolari e frequenti? Senza avere la pretesa di comprendere sempre tutto di un vulcano spesso sorprendente qual è l’Etna, qualche risposta possiamo provare a darla.

Possiamo considerare il sistema di alimentazione dell’Etna, ed in particolare il condotto eruttivo che alimenta queste eruzioni, come una sorta di pentola a pressione stretta e lunga. Il calore del magma è assimilabile al fuoco acceso sotto la pentola, mentre i gas che si separano dal magma e si accumulano nella parte alta del condotto possiamo paragonarli al vapore acqueo che si forma dentro la pentola quando l’acqua bolle. Infine, la bocca eruttiva da cui emergono le mini-eruzioni che osserviamo in questi giorni possiamo paragonarla alla valvola della nostra pentola a pressione: ogni volta che la pressione dei gas interni al condotto supera un certo valore critico, la “valvola” si apre ed il magma erutta in superficie. E per completare la similitudine, il caratteristico “fischio” della valvola della pentola che si apre lo possiamo paragonare ai boati che le genti dell’Etna percepiscono in occasione di queste mini-eruzioni.

La straordinarietà del fenomeno che osserviamo risiede, però, nel fatto che questo processo sembra avere trovato un eccellente equilibrio tra il magma che risale nel condotto e quello che viene espulso attraverso le mini-eruzioni.

E adesso, cosa succederà? Come può cessare il singhiozzo dell’Etna? Il fenomeno potrebbe durare ancora a lungo, almeno fino a quando durerà questo equilibrio tra il magma che sale e quello che erutta in superficie. Le cose cambieranno quando il volume di magma disponibile diminuirà, portando al termine di queste mini-eruzioni. Oppure, se il volume di magma che risale dovesse aumentare, le eruzioni potrebbero diventare più abbondanti e lunghe, come accaduto fino a poche settimane fa. Ma anche la geometria della parte terminale del condotto eruttivo, cioè la nostra “valvola” di sfogo del vulcano, ha un suo ruolo importante. Dovesse “rompersi” questa valvola oppure dovesse ostruirsi o cambiare di forma e di ampiezza questa parte del condotto eruttivo, cambierebbe certamente anche il percorso seguito dal magma per arrivare in superficie e l’energia necessaria per produrre un’eruzione. Anche in questo caso, quindi, cambierebbe lo stile eruttivo del vulcano e forse anche la posizione della bocca eruttiva.

Marco Neri*

*Primo Ricercatore, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo

(Nella foto in evidenza: in alto, attività stromboliana al Nuovo Cratere di Sud-Est ripresa la sera del 14 maggio 2017 (foto di B. Behncke); in basso, ampiezza del tremore vulcanico registrato alla stazione di monitoraggio sismico EMNR dell’INGV_OE Catania).


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