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L’On. Vinciullo interviene contro la riforma della scuola

 

cassibile scuola di via dei gigli

PALERMO – Nemmeno il fascismo osò mettere in discussione la libertà di insegnamento!

L’idea di Giovanni Gentile, secondo cui ogni libertà doveva essere garantita al maestro, non venne messa in discussione nemmeno dai suoi successori e la scuola continuò ad educare ai principi della libertà e della giustizia, tant’è vero che all’indomani del secondo conflitto mondiale l’Italia fu subito un Paese e seppe fare scelte democratiche, dimostrando una maturità che solo la scuola italiana aveva saputo trasmettere alle nuove generazioni a prescindere dall’oscurantismo del ventennio. Lo dichiara l’On. Vincenzo Vinciullo, già Coordinatore Nazionale dei Docenti Precari delle scuole statali e non statali.

Ieri, oltre mezzo milione di italiani è sceso in piazza per protestare contro il tentativo di trasformare la scuola italiana in una scuola di partito, contro la deriva autoritaria che, attraverso i presidi, si vuole imporre alla scuola, contro il tentativo di diversificare ulteriormente la differenza fra le scuole dei quartieri ricchi e le scuole dei quartieri poveri, contro l’idea che i diritti acquisiti attraverso lauree, concorsi e anni di sacrifici possano essere, da un giorno all’altro, stracciati dalla presenza ossessiva di un dirigente scolastico che, non condividendo anche le idee politiche di un docente, può pensare di trasferirlo e di lasciarlo disoccupato.

Contro questa idea, ha proseguito l’On. Vinciullo, che vuole cancellare decenni di democrazia nelle scuole, gli italiani non potevano non ribellarsi e l’hanno fatto in maniera plebiscitaria, ieri.

Insopportabile è poi il vile ricatto nei confronti dei docenti precari: “se non passa la riforma non vi saranno le assunzioni”.

Dimenticano Renzi e i suoi attuali laudatori che le assunzioni sono un atto dovuto in seguito a una sentenza dell’Europa, che ha condannato l’Italia per attività antisindacale che si è protratta per anni e che ha visto i docenti italiani essere trattati alla stregua dei raccoglitori di pomodoro nel Salento.

Colpisce, ancora, questo tentativo assurdo e subdolo di dividere i docenti di ruolo da quelli precari e poi i precari fra di loro, dividendoli in buoni e cattivi, cioè in coloro i quali se faranno i crumiri verranno assunti e negli altri che invece saranno condannati alla dannazione eterna, cioè a non essere assunti.

Ma stiamo parlando di docenti, gli ultimi, che hanno più di una abilitazione all’insegnamento e quindi non si capisce perché dovrebbero rimanere fuori.

Qual è la ratio per cui a costoro è negata perfino la possibilità di partecipare ai concorsi?

Meschino è, infine, quanto previsto dall’art.12, che impedisce ai supplenti con più di 36 mesi di insegnamento di continuare ad insegnare, come se la continuità didattica fosse un optional e non un diritto degli studenti.

Ed allora, ha concluso l’On. Vinciullo, credo che sia giunto anche il momento perché gli alleati di Renzi, a cominciare dal mio partito, facciano sentire forte la propria voce, per impedire l’approvazione di un Disegno di Legge che concentrerà l’attività didattica nelle mani di una sola persona, che esproprierà gli Organi Collegiali di ogni potere decisionale e che consegnerà la scuola, come in Cina e in Unione Sovietica, al partito unico che governa il Paese e che condizionerà tutte le scelte democratiche per gli anni a venire.

 


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