Il Meetup FARE, Siracusa, “Amici di Beppe Grillo” dopo una serie di incontri con alcune associazioni animaliste, sin dal 22 luglio 2015, http://www.meetup.com/it/FARESiracusa/messages/boards/thread/49120355/0#128284090, ritiene sia utile valutare la possibilità di concerto con le istituzioni competenti della costruzione di un canile/rifugio sanitario intercomunale, di un servizio cattura cani intercomunale e dell’istituzione di una procedura cui i volontari delle associazioni animaliste, il Comune e l’Asp veterinaria debbano attenersi nelle loro funzioni di contrasto al fenomeno del randagismo.
“La gestione del randagismo fin qui attuata da parte delle amministrazioni comunali si limita nella maggior parte dei casi ad azioni di contenimento a breve o brevissimo termine -dichiarano – , che si riducono in un numero insufficiente di sterilizzazioni annue e semplici interventi di cattura e mantenimento nei canili rifugio convenzionati. Questo tipo di gestione, alla luce dei dati forniti dall’Asp si rivela del tutto inadeguato a ridurre drasticamente sia il numero dei cani presenti sul territorio sia i costi di mantenimento dei cani nei canili rifugio convenzionati.
Comune Cani sterilizzati negli ultimi 5 anni – Dati aggiornati al 19/11/2014
Siracusa 1854 (media di 370 cani all’anno)
Negli altri comuni della Provincia 2720 (media di 544 cani all’anno)
Popolazione canina Provincia di Siracusa*
Comune 31/12/2009 31/12/2010 31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013 31/12/2014
Siracusa 7547 9582 11582 13537 15829 17754
Altri comuni 10246 14846 18721 22849 27524 31998
TOTALE 18819 24428 30303 36386 43353 49752
Per quanto riguarda il Comune di Siracusa, l’attuale gestione del randagismo costa all’amministrazione comunale circa 1.250.000 euro all’anno. L’analisi dei dati dal 2009 al 2014 dimostra una tendenza di costante crescita nel numero di cani nonostante le sterilizzazioni effettuate. Mantenere inalterata l’attuale gestione significa che nei prossimi 4 anni il Comune spenderà 5.000.000 di euro con il risultato di avere più cani sul territorio, più emergenze da gestire e un aumento del conflitto sociale vista la crescente sensibilizzazione dei cittadini verso il mondo animale e gli animali di affezione in particolare. La scelta politica di far diventare il problema del randagismo non più rinviabile significa investire ora nella costruzione di un canile/rifugio sanitario intercomunale e di un servizio cattura intercomunale che porterebbe, come abbiamo dimostrato nella nostra “Analisi sul randagismo a Siracusa” ( all. 1), ad un ampliamento del numero delle sterilizzazioni con conseguente riduzione, nel giro di qualche anno, del numero dei cani sul territorio, ad un pronto soccorso immediato dei cani incidentati o debilitati, ad una drastica diminuzione del ricovero di cucciolate abbandonate. Per chi obietta che ci sono già troppi cani sul territorio, si può rispondere tranquillamente che quei cani sono già, di fatto, sul territorio con la differenza che i cani di quartiere sono “microchippati”, sterilizzati e possono essere curati nel canile sanitario, in caso di degrado della loro condizione di salute. Inoltre, come già previsto nell’art. 4 della delibera n. 241 del 2008 del Comune di Siracusa, che regolamenta l’istituzione del cane di quartiere, “il Comune si farà carico di copertura assicurativa per eventuali danni che il cane arrecasse a terzi.” Pensiamo che ogni comune o comuni tra di loro associati costruiscano dei canili/rifugio perché se un cane randagio viene prelevato nella loro area per essere sterilizzato o curato nel canile sanitario intercomunale, esso verrà restituito “microchippato” a nome del comune di appartenenza. Spetterà al comune decidere, dopo il parere del medico veterinario, se rimetterlo sul territorio come cane di quartiere o ricoverarlo nel canile rifugio, se ritenuto non idoneo per motivi comportamentali o di sicurezza sanitaria. Il Comune ha adottato, con la delibera comunale n. 241 del 2005, la strategia del cane di quartiere come strumento di contrasto al randagismo. Le associazioni animaliste hanno, in questi anni, dimostrato la loro disponibilità a monitorarli. Il “cane di quartiere” dovrebbe essere maggiormente tutelato e tenuto sotto una più costante attenzione, da parte di “tutor” appositamente preparati e in costante collegamento con l’Asp e con l’assessorato comunale all’ecologia. Può succedere infatti che all’improvviso e per qualunque ragione qualche “cane di quartiere” possa perdere il proprio “tutor”, per cui l’animale resta in balìa di se stesso: occorre evitare tutto questo adottando la giusta sinergia tra associazioni animaliste, volontari ed istituzioni pubbliche. Tuttavia, la mancanza di una struttura sanitaria pubblica per il ricovero di cucciolate abbandonate, di cani feriti, incidentati o malati, la mancanza di attrezzatura specialistica per effettuare interventi chirurgici urgenti, la mancata fornitura dei medicinali per le cure da effettuare sul territorio da parte dell’Asp ha sovente creato situazioni di conflitto che hanno spesso costretto gli animalisti “per amore del cane” ad assumere responsabilità non di loro competenza. Per tale motivo, auspichiamo la stesura di una procedura a cui comune, Asp e tutti i volontari animalisti debbano attenersi per un concreto ed efficace contrasto al randagismo. Tenuto conto che è di competenza del comune organizzare il servizio cattura, il servizio di pronto soccorso in assenza di un rifugio sanitario pubblico mentre è di competenze dell’Asp provvedere all’assistenza chirurgico – sanitaria dei cani delle associazioni con le quali sono stati adottati interventi di collaborazione per i progetti di controllo del randagismo, le associazioni animaliste o protezionistiche chiedono una procedura di comportamento da adottare quando durante il loro giro di monitoraggio dei cani di quartiere si imbattono in cani di proprietà lasciati liberi di vagare sul territorio, cucciolate abbandonate, cani randagi feriti o malati e cani abbandonati. Riconfermiamo con decisione la nostra richiesta di essere aggiornati, quando le cucciolate da noi segnalate e i cani di quartiere che vengono a qualsiasi titolo ricoverati, sulle diagnosi e sulle terapie stabilite dai medici veterinari Asp. Inoltre, chiediamo di avere dei referenti all’interno del comando dei vigili urbani, dell’assessorato all’Ambiente ed all’Asp a cui le associazioni animaliste possono rivolgersi per avere chiarimenti sulla procedura da seguire. Ci sembra inutile sottolineare che questi referenti, compresi i responsabili delle associazioni animaliste, dovrebbero essere professionalmente formati dall’Asp sezione veterinaria così come prevede il punto E nelle competenze attribuite all’Azienda Unità Sanitaria Locale del Decreto Lagalla del 13 dicembre 2007. Riteniamo che da questo incontro istituzionale debba uscire l’indicazione chiara e concreta che le decisioni che verranno prese hanno come obbiettivo principale la riduzione del numero dei cani randagi sul territorio. Per questo motivo chiediamo che il rifugio sanitario pubblico venga finanziato e supportato per una massiccia campagna di sterilizzazione e di adozioni”.