Sempre presente nelle mie pubblicazioni, non riesco a nascondere l’amore per la festa di San Sebastiano a Melilli e il fatto di essere un devoto del Santo bimartire nel centro industriale siracusano, anche perché nel 2005 gli chiesi un miracolo, e l’ottenni.
“Riciemaccillu cu tuttu lu cori, Primaddiu e Sammastianu”, si ancora una volta quando con le mie reflex andranno a Melilli per cogliere immagini ed emozioni, il mio cuore batterà forte e forte sarà il mio impegno per fare capire ai Melillesi che sarebbero meglio un centinaio di “nuri” melillesi in meno rispetto alla formazione di un nutrito gruppo di portatori che, mettendo in garage l’originale carro di guerra, renderebbe la festa religiosa siracusana, la prima in Sicilia e senza rivali. Le foto di un secolo fa lo testimoniano ancora.
I giovani di Melilli ne avrebbero sicuramente linfa per la loro Fede e un motivo per ritrovarsi tutto l’anno accanto al loro Santo Taumaturgo.
Anche quest’anno dopo l’apertura delle porte, i fedeli provenienti da ogni località della zona, la mia Ispica compresa, si riverseranno nella Basilica monumento nazionale per il ringraziamento al Santo più venerato della Sicilia.
Una basilica che conserva gioielli dell’arte, dagli affreschi di Olivio Sozzi, ai marmi degli altari e dei pavimenti di Giambattista Marino e Tommaso Privitera, alle tele degli altari, catalogo di capolavori e maestri della pittura siciliana del Settecento, Olivio Sozzi, Letterio Paladino, il cavaliere Placido Campolo, Romualfo Formosa, Antonino Madiona, Francesco Gramignani Arezzi,
L’arrivo dei nuri ha il culmine verso le 9 quando escono dalla Cava, nelle campagne sopra Melilli, i nuri provenienti da Solarino e da Sortino: hanno camminato con fede tutta la notte; tra loro, scalzi, c’è anche un cieco accompagnato dal figlio. Meraviglie della Fede e della pietà popolare, non riesco a nascondere l’emozione forte e una lacrima, mentre abbasso la macchina fotografica, rinunciando a una fotografia memorabile …
Si presentano poco prima delle dieci nella piazza gremita dai fedeli: “E chiamamulu ca n’aiuta”, “E ci curremu di tantu luntanu”, “E chiamamulu ranni e picciriddi” ecc… a cui gli altri “Nuri” risponderanno alzando il mazzetto di fiori (o il cero) “Prima Diu e Sammastianu”. Sono giovani, anziani, bambini, infermi (sia donne sia uomini) che ringraziano il “Santo” per una grazia ricevuta, oppure ne chiedono una in cambio.
Verso le 10.00 l’uscita dalla stupenda chiesa in una piazza sempre assolata: cadono tra le gente le cartine multicolori inneggianti al Santo, il grande Chiarenza di Belpasso conferma il proprio mestiere e l’attaccamento al Martire e al Comitato, con eleganti, colorati, spettacolari giochi pirotecnici sul cielo sopra il loggiato, occupato dai venditori di tamburelli, di ceri, dai nastrini detti “misura do santu”. L’elegante processione si snoda per la città, con le fedeli scalze che seguono il Santo nel suo percorso mattutino, che tra una marcia e l’altra, sfila davanti le belle chiese della città, fino a giungere presso la Madrice di San Nicolò, dove sosterà fino alla processione pomeridiana che si concluderà con il rientro serale nella basilica.(testo e fotografie di S. Brancati)
Melilli, San Sebastiano: meno nuri melillesi e tanti portatori e la festa diventerebbe la prima di Sicilia
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