Un percorso articolato in quaranta opere di grandi dimensioni che rappresentano la grazia e l’armonia dei “Tuffatori”, indagano la magia nascosta nei “Volti” e mostrano l’unicità enigmatica dei “Gemelli”. A Noto con “Dasein”,
termine preso in prestito dalla filosofia tedesca, Sergio Fiorentino racconta il suo “esserci” nel senso spaziale e temporale, il suo tentativo in divenire di analizzare il presente.
Sono i vari percorsi che si intrecciano nell’esistenza, la materia con cui sono fatti i sogni, i riferimenti del percorso artistico ed estetico di Sergio Fiorentino (Catania, 1973). Dopo la formazione accademica intreccia le più interessanti ricerche del design e della decorazione del XX secolo, per approdare ad un nuovo itinerario espressivo che lo porta nuovamente a dipingere e scolpire dal 2011 e ad esporre in varie mostre personali e collettive in sedi pubbliche e private. Per il progetto espositivo di “Dasein”, a cura di Alberto Mattia Martini, la scelta è caduta su quaranta dipinti di grande formato dei tre cicli di “Tuffatori”, “Volti” e “Gemelli”, partendo dalle suggestioni della filosofia tedesca che molto ha dibattuto sul significato stesso di “Dasein”. Ma, lontano da inutili sofismi, quella di Fiorentino è una scelta pienamente estetica, fatta di pura bellezza, di una bellezza del nostro tempo e fuori da esso. «Un realismo il suo, anzi un iperrealismo – ha scritto Anna Maria Ruta – che si applica soprattutto ai volti, in cui Sergio rivela la conoscenza e l’approfondimento di certa iper-ritrattistica contemporanea, che spazia su varie direzioni figurative e che attrae soprattutto molta giovane pittura di oggi. Il volto dettagliatamente zoomato diventa sua icona privilegiata: una sequenza di volti si squaderna nelle sue tele con un segno moderno, che evoca tuttavia stilemi classici per una predilezione plastica, per una volumetria carnosa, che echeggia la forma essenziale della scultura antica. I suoi volti sembrano manipolati dalla mano anziché dal pennello, come fossero di terracotta, di marmo, vere sculture dipinte. E non sono volti disumanizzati: sia che siano alla lontana espressionisti sia che siano più realistici appaiono subito emblema di una riconquista dell’uomo, di sé. Hanno quasi tutti gli occhi chiusi questi personaggi, occhi chiusi alla realtà degenerata, che si rifiutano di vedere, a cui hanno voltato le spalle, ma non definitivamente, perché vogliono mutarla questa realtà, non ignorarla o azzerarla: una denuncia silente e carica di attesa».
La mostra è organizzata dalla Galleria “Arionte Arte Contemporana” di Catania che da anni promuove l’attività di Fiorentino, mentre “Dietro Le Quinte Arte” pubblicherà il catalogo dell’esposizione che si completa con una serie di dipinti disponibili
presso “Studio Barnum contemporary” in via Silvio Spaventa, 4, Noto.