Lo stesso, infatti, con condotte reiterate, minacciava gravemente la convivente cagionandole un perdurante stato di tensione, ansia e fondato timore per l’incolumità propria e della figlia. In numerose circostanze, il Vizzini non perdeva occasione di ingiuriarla pesantemente rivolgendole, altresì, parole dal contenuto intimidatorio, sia a mezzo telefono che di presenza, facendo improvvise incursioni nell’abitazione della donna a qualsiasi ora del giorno, danneggiando mobili d’arredo, scardinando la porta d’ingresso dell’abitazione e percuotendo la donna cagionandole evidenti lesioni ed ecchimosi.
Inoltre, innalzando la pericolosità della condotta, nell’ambito del medesimo disegno criminoso, agendo con altri individui non ancora identificati, dava alle fiamme l’autovettura in uso alla convivente e, successivamente, anche quella in uso al fratello. Tali condotte scaturivano dalla interruzione della relazione sentimentale tra i due.
Il Vizzini, restio a subire la fine di tale relazione, iniziava a perseguitarla ponendo in essere un lucido piano delittuoso. La ricchezza del quadro indiziario degli investigatori, unitamente al pericolo di reiterazione della condotta delittuosa, stante anche la levatura criminale del soggetto, giustificava l’emissione della misura custodiale. Il Vizzini, condotto negli uffici del Commissariato di Pubblica Sicurezza, conclusi gli adempimenti di legge, veniva condotto in carcere.