Queste le parole che il Vice Presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, ha pronunziato ieri a Licata, in rappresentanza dell’associazione dei Comuni siciliani, a bordo della Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace, tornata in questi giorni in Sicilia per denunciare, assieme all’Anci, ai Comuni e alle Associazioni del Turismo e della Pesca, lo scempio delle trivellazioni petrolifere in mare.
A bordo della nave ecologista, con il patrocinio di AnciSicilia, nella giornata di ieri è nato il Coordinamento delle Amministrazioni siciliane, 8 quelle presenti mentre altri 12 Comuni costieri hanno dato la propria adesione, per fermare le trivellazioni nel Canale di Sicilia, ad iniziare dal progetto “Off-shore Ibleo” di Eni, che prevede due perforazioni “esplorative” (Centauro 1 e Gemini 1) e sei pozzi di produzione commerciale (Argo 2 e Cassiopea 1-5), nelle acque del mare di Licata, lungo la costa che dal ragusano va verso Gela, che ha ricevuto il parere favorevole da parte del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare.
Un progetto, che assieme agli altri 13 in fase di approvazione nel Canale di Sicilia e al decreto “Sblocca Italia” del governo nazionale, che apre alle trivellazioni, mettono a rischio le risorse e le ricchezze del mare oltre che l’economia turistica dei Comuni costieri siciliani, e il modello di sviluppo ecosostenibile su cui i territori stanno lavorando per il proprio futuro. Per questo, con in testa AnciSicilia, è stato presentato un ricorso al TAR del Lazio (Rg 11490/14) per fermare “Off-shore Ibleo”, sottoscritto da Associazioni ambientaliste, Associazioni di categoria e dai Comuni (AnciSicilia, Greenpeace, Wwf, Legambiente, Lipu, Tci, Italia Nostra, Legacoop, Comune di Ragusa, Comune di Licata, Comune di Palma di Montechiaro, Comune di Scicli, Comune di Santa Croce Camerina).