La vicenda della sanità siracusana con la riformulazione di servizi e dotazione organica è ad un punto di snodo. La responsabilità delle scelte che gravano sulla classe dirigente sanitaria, sindacale, politica, istituzionale è massima, se si vogliono colmare gravi carenze e correggere diffuse criticità, nel rispetto delle linee programmatiche regionali. Bisogna tenere a mente che non ci sono risorse che bastano, se prima non si procede a una mappatura effettiva e reale dell’esistente, ad una verifica attenta costi – benefici, ad una condivisa idea progettuale di politica sanitaria, che coinvolga tutti gli operatori. Vanno di pari passo ottimizzazione dei servizi in chiave di personale, di tecnologie, ambienti e imperativa riduzione del tasso di migrazione sanitaria che incide in modo pesante sulla spesa regionale e sull’Asp. Atto propedeutico è razionalizzare, moralizzare, eliminare doppioni, valorizzare reparti e servizi che hanno migliorato la produttività, raggiungendo livelli di adeguatezza misurabili. Perseguire l’organizzazione in Dipartimenti (troppi quelli previsti) è funzionale se privilegia la logica dell’efficienza e dell’integrazione ed evita la parcellizzazione forzata dell’organizzazione e della gestione, figlia di un passato viziato che va prontamente superato. Sottrarre a un ruolo ancillare la cosiddetta medicina del territorio, mettendola in condizione di essere gli occhi e le orecchie della domanda sociosanitaria del territorio stesso è elemento rifondativo del progetto. A questi punti la proposta di lavoro approntata dall’Asp di Siracusa fa riferimento. Ha bisogno, però, di maggiore coraggio per raggiungere obiettivi attesi ed irrinviabili dalla comunità siracusana.
Sanità siracusana, Interviene la deputata regionale Marika Cirone
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