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Si è svolto a Ragusa lo spettacolo “La mafia è un’idea” del siracusano Tuccitto

Massimo_Tuccitto

Ieri sera “La mafia è un’idea” di nuovo a Ragusa Ibla, Sicilia.  Questo spettacolo ha un destino particolare, è sempre in evoluzione, è sempre diverso, come ogni spettacolo o cosa che faccio. Ieri sera si è evoluto ancora. Via il palco, via le luci, via i microfoni, via tutto.

Nel salone del Piccolo Teatro del Mercato, ci siamo messi in cerchio e ho raccontato anche a loro della mia teoria, secondo la quale la mafia può essere eliminata estromettendo il pensiero della sua esistenza dalle nostre vite. Bene. La situazione diversa, il calore che si è creato, le luci soffuse, il vino e i gintonic, non lo so.

Qualcosa di diverso rispetto alle altre volte è successo. A fine show, ci siamo messi a parlare. Sul serio, senza fronzoli e freni, da esseri umani. “Se continui a nominarla continua ad esistere. Questo dice la quantistica!” – Turbante blu in testa, viso rilassato, capelli corti che spuntano tiepidi dal turbante. Lei ha capito.

“Ha cambiato forma, qui in #Sicilia non la sentiamo più come una volta! Ha cambiato forma! Si è spostata.” – Baffetti, occhi spalancati, magro, ma agile, altissimo, Stupendo uso dell’italiano. Lui è vivo. “Ormai è un argomento rétro.” – Sicuro, sorridente, sguardo quasi beffardo. E’ il padrone del Teatro, ci sarà un motivo. Ma il finale è stato pazzesco.

Lui stava dormendo, io l’ho visto. Per più di mezzo spettacolo ha sonnecchiato beatamente. Sono andato anche a svegliarlo una volta durante l’esibizione. “Ma di cosa stiamo parlando? Così non facciamo altro che sfruttare il fenomeno per fare show. Le diamo solo forza così. Dentro ogni tempo, qualsiasi gruppo umano si sia formato, in ogni parte del mondo, c’è sempre stato un gruppo di persone che vogliono avere potere sulla sofferenza di altre. In altri luoghi si chiama in un altro modo, ma il fenomeno umano è identico. Ciao.”

Ed è tornato a sonnecchiare. Questo è quello che volevo che succedesse quando ho deciso di metterlo in scena. La serata è finita con una jam session di tamburi, penne e cucchiaini che sbattevano ovunque desse suono. Grazie Piccolo Teatro, grazie ancora Ragusa, io non dimentico giornate così”.


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