SIRACUSA – Un accorato appello alla pace e alla carità cristiana, contro ogni forma di violenza, è risuonato ieri sera a Siracusa, al termine della processione del Corpus Domini, guidata dall’arcivescovo Francesco Lomanto. Una riflessione intensa, la sua, profondamente segnata dal grave fatto di sangue che ha recentemente turbato la città.
La comunità siracusana è ancora scossa per l’omicidio di Giuseppe Pellizzeri, il 37enne ingegnere navale e ufficiale della Guardia costiera freddato il 10 giugno in via Elorina, i cui funerali si sono celebrati questo lunedì pomeriggio.
Proprio a tali eventi drammatici ha fatto riferimento monsignor Lomanto, condannando con fermezza ogni forma di violenza e invitando i fedeli a coltivare la pace e l’accoglienza: “In questi giorni gravi fatti di sangue, ancora una volta, hanno seminato paura e incertezza. Non è accettabile ferire o procurare la morte degli altri. Siamo vicini ai familiari che piangono per la morte dei propri congiunti, la cui vita viene spezzata per futili motivi“.
Le parole dell’arcivescovo sono state pronunciate al termine della celebrazione eucaristica tenutasi nella basilica santuario della Madonna delle Lacrime, da dove è poi partita la tradizionale processione del Corpus Domini. Il corteo, composto da sacerdoti, religiosi, confraternite, associazioni e numerosi fedeli, ha attraversato le strade della città fino al sagrato della chiesa di San Tommaso al Pantheon. È qui che monsignor Lomanto ha impartito la benedizione eucaristica, tornando a riflettere sulla forza spirituale dell’Eucarestia come sorgente di speranza e carità. “L’Eucarestia è presenza di speranza, di pace e di carità“, ha sottolineato.
“Non siamo distaccati dalle vicende di questo mondo che ogni giorno ci fanno sperimentare contraddizioni, smarrimenti e sconvolgimenti. La nostra speranza ha i piedi ben piantati in terra, ma lo sguardo fisso in avanti, nell’eternità di Dio“. Richiamando le parole del compianto Papa Francesco e il magistero della Chiesa, Lomanto ha anche esortato le comunità a divenire veri laboratori di pace: “Ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione“.
Al centro del messaggio anche la forza trasformativa della carità cristiana, capace di rompere le catene dell’odio e di aprire i cuori più induriti: “La carità di Gesù deve prendere dimora dentro di noi, nella nostra vita, nella nostra storia e nelle scelte importanti. Non lasciamoci intimorire o paralizzare dai colpi di coda delle opere del male. La carità di Gesù può scardinare i cuori più induriti“, ha affermato, ricordando la testimonianza dei martiri della fede, da San Paolo a Santa Lucia.
In un tempo segnato da tensioni, divisioni e gesti di cieca violenza, le parole di monsignor Lomanto risuonano come un invito coraggioso a non cedere alla rassegnazione, ma a “guardare a Gesù Eucaristia” e lasciarsi guidare “dall’amore di Cristo che si è sacrificato sull’altare della croce e si è fatto Pane di vita“.