SIRACUSA – A seguito di un partecipato incontro-dibattito su Tolkien, tenuto a Siracusa lo scorso 9 novembre nella sala storica della Casa del mutilato, su iniziativa dell’associazione culturale “Popolo e Nazione”, ospitiamo qui di seguito un contributo del prof. Marco Leonardi, docente e ricercatore di Storia medievale presso l’Università di Catania, nonché relatore dell’incontro.
Quanti di noi non hanno almeno sentito parlare, almeno una volta nella vita, del romanzo «Il Signore degli anelli», il capolavoro della letteratura fantasy, capace di fare sognare intere generazioni di lettori? Con i suoi oltre 150 milioni di copie vendute in tutto il mondo e tradotto in oltre 22 lingue diverse, l’opera più famosa di John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) continua a fare sognare donne e uomini di tutte le età. La difficile missione di Frodo Baggins e della «Compagnia dell’Anello», consistente nel distruggere l’«Anello del potere» nelle fiamme laviche che fuoriescono dal «Monte Fato», passa attraverso la percorrenza di lande mozzafiato, quali le «Terre Selvagge» e lo scontro con i temibili orchi manipolati dallo stregone Saruman, a sua volta espressione di Sauron, signore di Mordor e rappresentazione di quel Male Assoluto che voleva conquistare la «Terra di Mezzo», riducendo a schiavi uomini ed elfi.
Ma chi era Tolkien? Come fu possibile ad un professore di Oxford creare un universo mitologico destinato ad incidere così in profondità sull’immaginario collettivo di intere generazioni, fino a creare personaggi, quali il saggio mago «Gandalf», divenuti vere e proprie icone della cultura pop di intere generazioni?
La relazione più corposa è stata tenuta dal prof. Marco Leonardi, docente di Storia Medievale all’Università di Catania. Il medievalista ha infatti ripercorso l’intera vicenda biografica e intellettuale di Tolkien dai primi componimenti poetici, scritti quando il letterato inglese muoveva i suoi primi passi presso i banchi della King Edward’s School di Birmingham (1900), fino al conferimento, dalle mani della Regina Elisabetta II, del Commander of the Order of the British Empire (1972). L’unicità e la profondità della creazione fantastico-letteraria di Tolkien, così ha argomentato il Leonardi, consiste nell’aver costruito nei minimi dettagli un universo fantastico nel quale valori conservatori e antimoderni vengono proficuamente fusi in un contesto narrativo dinamico e avvincente nel quale chiunque può riconoscersi.
Lo studioso ha poi commentato al pubblico tre sequenze cinematografiche estratte dalla trilogia «The Lord of the Rings» (2001-2003) del regista neozelandese Peter Jackson, mettendo in evidenza tre punti fermi della più importante opera tolkieniana, sovente dimenticati da una critica cinematografica unicamente incentrata sul commento a sensazionalismi o colpi di scena: l’idea della «Compagnia dell’Anello» come rappresentazione simbolica della «comunità di destino», la rivolta di madre natura allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, rappresentato dalla rivolta di Fangorn (Barbalbero) contro il disboscamento di Isengard operato da Saruman e, infine, la caparbia speranza nel futuro del genere umano tenuta dalla principessa elfica Arwen.
A conclusione, il pubblico, sempre attento, è intervenuto con domande e richieste di chiarimento. La consegna di targhe-ricordo agli organizzatori e al relatore è avvenuta tra i convinti applausi del pubblico. Come ebbe a scrivere Tolkien nel 1955: «Penso che le cosiddette “fiabe” siano una delle forme più elevate di letteratura, e che sia decisamente sbagliato associarle (in quanto tali) ai bambini». “Oggi, come ieri, asseriamo con forza e convinzione – ha asserito a margine dell’incontro il prof. Leonardi – che le fiabe create dal professore oxoniense costituiscano uno degli strumenti più belli per vivere una quotidianità sempre più disumana ed alienante”.