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Noto, giù il sipario sul 9° Giacinto festival. L’attivista Daphne Bohémien: “Essere radicali e resistere”

NOTO – Si è conclusa ieri sera la nona edizione del “Giacinto festival – nature Lgbt+”, di approfondimento delle tematiche della comunità arcobaleno (lesbiche, gay, bisessuali, transgender), con la direzione artistica dell’attore augustano Luigi Tabita.

“Lotta e testimonianza per affermare la propria presenza e rivendicare il diritto a esserci come individui e come comunità”, ribadisce l’organizzazione che fa sapere di guardare già all’edizione del decennale. Si conclude con un inno agli spazi sociali, quali luoghi dove esplicare e rivendicare la propria esistenza, il weekend a Noto in cui anche il corso principale è stato adornato con girandole arcobaleno per testimoniare l’appello alla difesa dei diritti civili.

Questi ultimi, a detta degli organizzatori, subirebbero “un attacco percepito” dall’intera comunità Lgbt+. Una percezione avvalorata dall’intervento del deputato nazionale Pd, Alessandro Zan che, durante il dibattito dal titolo “Senza paura: l’Italia e i diritti civili”, ha sottolineato: “Non dobbiamo mai avere paura, perché la paura toglie lucidità e ci fa dimenticare che la società civile è molto più avanti di questa idea eteropatriarcale che si cerca di far passare come dilagante”. Un modello, quello etero-patriarcale, contro cui si è scagliata a colpi d’ironia l’attrice e conduttrice Barbara Foria, con un elogio della mediocrità anti luoghi comuni come quelli che “vogliono le donne sempre al top come delle wonder woman e i gay come individui sempre belli, scintillanti, glitterati e buoni”. 

Durante il festival, che ha proposto anche la mostra “Le stanze degli amanti“, la proiezione in prima nazionale del documentario “Number 52” e il progetto “Bodies and space” curato da Kinothon, si è registrata la costante presenza dei rappresentanti delle associazioni partner. Hanno animato l’onda color arcobaleno lungo le vie della città e, in particolare, hanno sottolineato l’importanza dell’opposizione mediante incontri, pride ed educazione nelle scuole durante quella che viene definita una “legislatura di trincea”.

Toccante e graffiante la presentazione editoriale del libro “Trauma” della performer, content creator, divulgatrice e attivista Daphne Bohémien (nella foto di repertorio in copertina) che ha raccontato, a partire dalla sua biografia, le difficoltà di una persona in transizione che cerca di affermare la propria identità. L’attivista, oltre a raccontare i suoi “traumi” e le difficoltà per “esserci”, ha sottolineato come non sia oggi tempo di essere liberali ma quanto sia necessario “essere radicali e resistere, fare controcultura contro chi vuole invisibilizzarci e silenziarci”. A fornire una puntuale e dettagliata panoramica dell’iter da affrontare oggi per chi decida “di intraprendere il percorso per riabbracciare la propria anima” è stato l’avvocato Giuliano Arabia, componente del dipartimento pari opportunità dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) che, oltre a parlare delle best practice di atenei e scuole sensibili che hanno messo in campo modelli che rendono meno difficile il momento di transizione, ha sottolineato quanto ancora ci sia da fare “per promuovere una cultura del rispetto e per tutelare tutti”.

“Pensiamo già al prossimo anno – conclude il direttore artistico Luigi Tabita – e vogliamo avviare momenti di riflessione, informazione e formazione importanti sempre in sinergia con altre associazioni e proponendo collaborazioni con ordini professionali come quello degli avvocati e quello dei giornalisti. Inoltre,  cercheremo di ampliare il nostro raggio di azione per arrivare più lontano possibile e guardando alla provincia. È essenziale capire che quella sui diritti non è una “battaglia lgbt+”. I diritti sono di tutti e un Paese dove alcune persone sono discriminate, non è un paese civile e sicuro”.


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