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Caos voli e hotel disdetti, furia albergatori di Siracusa. Rosano: “Vendere a privati gestione aeroporti siciliani”

SIRACUSA – L’aeroporto di Catania è ancora a mezzo servizio dopo il rogo nel terminal A del 16 luglio e la Sicilia sta facendo la conta dei danni per l’ulteriore, grave emergenza incendi. Trattandosi del periodo di picco di arrivi nell’isola, nel mezzo della stagione turistica estiva, i governi nazionale e regionale stanno adottando alcune iniziative a tutela delle imprese ricettive. Ma nel capoluogo aretuseo si registrano caustici commenti e proposte di alcune associazioni di operatori del settore, proponendo alla politica tra l’altro perfino la vendita a privati degli aeroporti siciliani.

Il governo Meloni ha approvato oggi, su proposta del ministro del turismo Daniela Santanchè, lo stanziamento di 10 milioni di euro a sostegno del comparto turistico siciliano, ricevendo il plauso del presidente della Regione, Renato Schifani. Sempre oggi, l’assessore regionale al turismo, Elvira Amata ha ritenuto di diramare un rassicurante appello ai turisti: “La Sicilia è ferita, oltre mille roghi l’hanno devastata in lungo e in largo, ma adesso l’emergenza incendi è superata e le vacanze per i turisti possono continuare in totale sicurezza. Anche l’aeroporto di Catania si avvia a tornare alla piena operatività”.

Furioso, invece, il presidente di Noi albergatori Siracusa, Giuseppe Rosano, in particolare sulla vicenda dell’aeroporto di Catania. “Una Sicilia di cartapesta quella offerta ai turisti in occasione dell’incendio di Fontanarossa – dichiara – mentre le Frecce tricolori sfrecciano nell’area dell’aeroporto di Comiso”.

“Doveva essere, e chissà se lo sarà ancora, un anno record per il turismo siciliano ed è bastato l’incendio all’aeroporto di Catania per rimettere tutto in discussione e fare emergere tutta la fragilità della nostra Isola, pretestuosa di divenire prestigiosa e attrattiva meta turistica – prosegue Rosano – È ancora presto per catalogare la rovinosa immagine negativa e la disastrosa reputazione che la Sicilia sta veicolando a livello internazionale a causa dei numerosi disagi sofferti dai viaggiatori per non aver saputo affrontare con la dovuta urgenza l’emergenza incendio, offrendo ai viaggiatori ammassati in ogni dove una raffigurazione da terzo mondo. L’aspetto strabiliante è la totale assenza di comunicazione e l’incapacità di soluzioni che si sarebbero dovute assumere con rapidità”.

“In queste situazioni carsiche che affiorano sistematicamente in Sicilia, ancora non è dato sapere quando lo scalo di Catania riprenderà la piena attività. L’unica certezza, al momento, sono le numerose cancellazioni di prenotazioni che albergatori, assieme al comparto turistico siciliano, stanno subendo, registrando una notevole perdita di ricavi per i mancati arrivi dei viaggiatori. Tanto che si sta già pensando a un’istanza di risarcimento dei danni provocati”.

Il presidente di Noi albergatori Siracusa, infine, contesta le recenti parole del ministro per la protezione civile Nello Musumeci nella direzione di una regia unica per gli aeroporti siciliani: “Sarebbe utile ricordare a Musumeci che la giusta soluzione è quella di mettere in concorrenza gli aeroporti siciliani al fine di sfidarsi per accaparrarsi il meglio del transito aereo da e per la Sicilia e non certamente distinguersi nell’appiattimento per come proposto. L’alternativa? Data la persistente incapacità dimostrata, vendere a privati la gestione di tutti gli aeroporti siciliani. Solo così, come avvenuto con successo a Napoli Capodichino, gestito da una società inglese che ha stravolto in positivo la gestione aeroportuale, si potranno soddisfare aspettative ed esigenze dei viaggiatori. Ma questa gestione non piacerà di sicuro ai politici nostrani”.

Gli fa sostanzialmente eco Elio Piscitello, presidente Confcommercio Siracusa, quando afferma: “Non vi è dubbio che vi siano dei responsabili di quanto accaduto e che non sia possibile assegnare il tutto al destino cinico e baro. Ma in questa fase alle istituzioni, alle associazioni di categoria e alle forze sociali e politiche necessita lavorare alla soluzione dei gravissimi problemi che si sono determinati. In gioco non è più solo la stagione turistica e le disdette che piovono ormai da giorni sui nostri operatori. In gioco è la reputazione della nostra regione nell’essere capace di accogliere il turismo internazionale”.

Diversa, però, rispetto alla proposta radicale di Rosano, la ricetta di Confcommercio. “Se non superiamo in fretta questo momento di crisi, rischiamo di perdere del tutto la nostra credibilità e di cedere definitivamente quote importanti dei flussi turistici a favore di altre mete, più organizzate e spesso meno costose delle nostre. Molte sono le cose da fare, ma quattro – sottolinea Piscitello – mi sembrano davvero prioritarie: il governo Meloni dichiari subito che la riapertura totale dell’aeroporto di Catania è una priorità nazionale e che verranno realizzati tutti gli sforzi economici e organizzativi perché questo avvenga al più presto, anche prevedendo forme d’indennizzo per gli operatori economici e i turisti che hanno subito danni; si renda pubblico il giorno in cui l’aeroporto riaprirà nel pieno della sua funzionalità e si rispetti poi la data; si istituisca un data center unico ed efficiente per garantire tutte le informazioni agli utenti fino alla normalizzazione della situazione; e soprattutto, si lanci una grande campagna pubblicitaria per il turismo in Sicilia con agevolazioni e contributi sui trasporti e sulle sistemazioni alberghiere a carico di Regione siciliana e Stato”.

Considerazioni che seguono una rilevazione fornita il giorno prima da Cna Siracusa, basata su 50 strutture di cui 19 alberghiere e 31 extra-alberghiere (in quest’ultimo caso con prevalenza di b&b e affittacamere), secondo la quale “se il comparto alberghiero “tiene” con una sostanziale percentuale di cancellazioni del 10 per cento, quello extra registra maggiori impatti con cancellazioni medie del 20 per cento. Questo il dato per la città capoluogo, che diventa più impattante per il territorio provinciale con il comparto alberghiero interessato da una media del 20 per cento di cancellazioni e l’extra-alberghiero che si attesta sul 25 per cento”.


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