Floridia, celebrato l’anniversario della dedicazione della chiesa Madre a San Bartolomeo Apostolo


FLORIDIA – E’ stato celebrato ieri in Chiesa Madre l’anniversario della dedicazione della Chiesa a San Bartolomeo Apostolo. Prima della Santa Messa sono stati celebrati i Secondi Vespri presieduti dal diacono Francesco Mangiafico. Subito dopo, la S. Messa presieduta dall’Arciprete Antonino Loterzo. L’omelia è stata affidata al diacono Luigi Salonia il quale ha detto: “La Parola di oggi viene a scuoterci, in qualche modo viene a porci in questione nella nostra stessa esistenza. Interpella la nostra sequela, il nostro cammino di discepoli, di discepoli che seguono un maestro; che seguono il Maestro, che seguono il Risorto. La prima lettura di oggi ad un certo punto diceva così: << se avessi prestato attenzione, se avessi ascoltato>>. E’ un congiuntivo al passato. Questo in italiano denuncia qualcosa che già è accaduto, qualcosa che irrevocabilmente è successo o, come in questo caso, non è successo. Dio ci sta dicendo che se gli avessimo prestato ascolto, se davvero lo avessimo ascoltato avrebbe fatto quella serie di cose per noi che la prima lettura enuclea. Se avessi prestato ascolto. Come si fa a prestare ascolto? Come si fa a dare ascolto a Dio? Come si fa a sentirlo? Non è comune oggi che Lui parli, non so, come a Paolo che cade da cavallo. Non è comune che Lui parli come a Maria nell’Annunciazione: celebriamo oggi l’ottava dell’Immacolata”.
“Non si sente, in definitiva, di qualcuno a cui il Signore dice “Concepirai un figlio” e poi lo concepisce davvero. Allora come si fa a prestare ascolto a Dio? In nostro aiuto viene il Vangelo perché anche il Vangelo ci presenta un esempio, quasi un paradigma di un ascolto mancato. Anche il Vangelo – aggiunge Luigi Salonia – ci denuncia qualcuno che non ascolta e forse da qui possiamo comprendere meglio che cos’è l’ascolto e come si fa ad ascoltarLo, come si fa a prestare ascolto. Cosa che non è semplice. Il Vangelo ci parla di bambini. Pensate a dei bambini: se gli suoni con il flauto non ballano, se canti il lamento quello che si canta per i funerali loro non piangono. Allora questi bambini, sembrano dei bambini capricciosi, dei bambini che hanno un’incapacità ad ascoltare, ad ascoltare l’altro. Non siamo più sul piano verticale della prima lettura di un ascolto di una Parola che è altra, trascendente, ma proprio il concreto di tutti i giorni. Abbiamo davanti un esempio di bambini che non riescono a ascoltare. Direi di più: non riescono a sintonizzarsi. Non stanno sulle stesse corde dell’altro. Però ad un certo punto Gesù dice alla fine di questo Vangelo, dopo aver detto tutte le critiche che vengono mosse a Giovanni Battista, dice una frase che sembra non c’entri nulla: <<Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta>>. Riconosciuta. Conosciuta di nuovo. La sapienza è stata conosciuta in un primo momento e adesso è stata riconosciuta cioè chi la guarda ha consapevolezza di cosa sia questa sapienza e la riconosce di nuovo dalle opere che questa sapienza agisce. Ma questo che c’entra con l’ascolto? C’entra perché la solennità che stiamo celebrando – abbiamo cantato il Gloria e in Avvento non si può cantare il Gloria se non per ragioni particolari, come la festa di oggi – mostra il luogo dove io ascolto l’altro e insieme all’altro mi sintonizzo sulla stessa lunghezza d’onda di Dio: la Chiesa. Questa é il luogo teologico, o spazio di comunione dove il cristiano ascolta Dio”.
“Il luogo in cui io ri-conosco la sapienza è la Chiesa. Ecco compresi allora gli auguri che vi ho porto all’inizio dell’omelia, auguri alla nostra comunità parrocchiale perché è come se stessimo celebrando il nostro compleanno. Il luogo in cui Dio parla è la Chiesa e la Chiesa siamo noi. La comunità parrocchiale – prosegue – è la Chiesa tutta unita senza divisioni, senza fazioni. La comunità parrocchiale, non la comunella! Se voi vedete nella chiesa ci sono dodici croci che insieme all’altare che adesso non vedete perché coperto dal presepe, sono state consacrate il 15 dicembre 1940. Sono state consacrate cioè sono state rese sacre. Ma queste sono pietre, pietre morte. La pietra viva è ciascuno di noi che compone questa assemblea liturgica, radunati attorno alla mensa della Parola e alla mensa dell’Eucarestia, Sacramento di Gesù Cristo, pietra d’angolo, su cui la distruzione cresce salda, compatta e ben ordinata. La Chiesa si manifesta nel giorno di domenica, giorno del Signore ma anche giorno della comunità, come diceva San Giovanni Paolo II. Nella Chiesa si ascolta il fratello, ci si sintonizza con il fratello, qualsiasi fratello, perché il fratello non me lo scelgo io; qualsiasi fratello perché insieme al fratello io possa mettermi in ascolto del Padre. Chiediamo al Signore in questi ultimi giorni dell’Avvento la grazia di avere un cuore grande, un cuore che sappia battere all’unisono, in sintonia e in armonia con il cuore del fratello. E ci dia anche due orecchie grandi, come quelle di un elefante, affinché possiamo aprirci all’ascolto dell’altro. Soltanto così facendo possiamo davvero conoscere di nuovo, ri-conoscere la sapienza e le opere che non sono presenti in questa copiosa misura in nessun altro posto se non nella Chiesa”.