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Floridia, il giornalista Paolo Borrometi incontra gli studenti

FLORIDIA – “Scuola maestra di legalità. La mafia verrà sconfitta da un esercito di insegnanti” è stato il tema della conferenza tenuta nei giorni scorsi agli studenti floridiani dal giornalista Paolo Borrometi. L’incontro è stato promosso dall’Istituto Comprensivo “A. Volta” di Floridia. Erano presenti i Carabinieri della Tenenza di Floridia, la comandante della Polizia Municipale, l’assessore alla cultura Davide Gozzo e i consiglieri Vassallo, Tralongo, Infalletta e i rappresentanti degli istituti comprensivi di Floridia.

In apertura, il dirigente scolastico Mario Bonanno ha dichiarato: “Questo Paese non ha bisogno di eroi ma di cittadini che facciano il loro dovere. La legalità non è un concetto astratto legato alla giustizia o alla morale, è un percorso di costante impegno. Proviamo oggi una grande emozione, un piacere immenso e un onore ad ospitare Paolo Borrometi giornalista, scrittore, testimone di giustizia e di legalità. La nostra scuola da alcuni anni si dedica al progetto legalità, che vuole essere un impegno quotidiano. Un’educazione costante, un credere nei valori, rispetto di regole, delle persone e della legalità. Per questo oggi come in passato abbiamo veramente voluto fortemente questa giornata”.

il dirigente scolastico Mario Bonanno

Presente anche Libera, con Giovanna Raiti, che ci ha detto: “La mafia verrà sconfitta da un esercito di insegnanti. Noi crediamo questo nelle parole di Caponnetto e c’è una verità assoluta. Infatti, quello che riguardano loro è proprio gli anni ’90 che ricordano nella maniera più assoluta. Il problema è che dobbiamo spiegare loro cosa è accaduto prima degli anni ’90 che è la storia della mafia, che è anche la storia della mafia più cruenta anche sul nostro territorio. Ed è importante quello perché se tu dici ai ragazzi cosa è che ti ricordi loro istintivamente della mafia ti dicono la strage di Capaci e la strage di via D’Amelio. Però è anche vero che quelle stragi dobbiamo spiegare che furono frutto e sono figlie di un periodo storico dove la mafia aveva iniziato negli anni ’70 per poi estendersi fino agli anni ’80 dove creò una guerra importante. Effettivamente non siamo più nel periodo della mafia stragista quindi le grandi stragi che sono più che sepolte anche se tuttavia lo stesso Di Matteo dice che sono probabili nuovi attentati come quello che è stato prospettato e sventato a Paolo Borrometi o allo stesso Nino Di Matteo. Oggi la mafia ha cambiato pelle si è adattata al territorio ha un’altra veste. Perché la mafia è brava in questo sia a fare rete che adattarsi al territorio. Così è accaduto con questo tipo di mafia. Una mafia che è dentro le istituzioni, di una mafia dei colletti bianchi però è collusione, è corruzione. Come possiamo fare a sconfiggerla? Questa è una prima tappa fondamentale importante che è un lavoro da fare dentro le scuole. Noi diamo ai ragazzi un percorso noi come Libera dando un percorso di vita più normale possibile. I ragazzi devono potersi svegliare la mattina guardarsi lo specchio e dire io ho capito cosa voglio fare. Quindi dico ai ragazzi non aspettate dopo il diploma, o dopo la laurea che vostro padre prenda il telefono e chiami l’amico di turno affinché vi assicuri il posto. Questo non si fa perché in quel modo siamo collusi e corrotti”.

Giovanna Raiti

Borrometi parlando agli studenti ha raccontato la sua storia, da quando ha iniziato a fare il giornalista scrivendo e raccontando le attività illecite della criminalità organizzata della provincia di Ragusa e successivamente della provincia di Siracusa. Ha raccontato anche di quel giorno che fu preso a calci e pugni da due uomini, lasciandogli dei segni nella spalla destra e dicendogli che si doveva fare i fatti suoi. Borrometi, incalzato anche delle domande degli studenti, ha risposto su come si vive sotto scorta. Ha sottolineato che è una vita fatta di privazioni, ma che ogni mattina alzandosi e guardandosi allo specchio sa di aver fatto la scelta giusta: quella di scrivere e raccontare quello che avviene di illecito nel nostro territorio.

“I giornalisti devono fare il loro dovere. E il dovere di ogni giornalista è quello di informare. Perché voi sarete in grado di capire da che parte stare, soprattutto quando sarete più grandi, solo con l’informazione. Ecco perché a scuola bisogna studiare per prepararvi per il domani, per l’oggi. Ho scritto anche della realtà siracusana, che è una realtà dove c’è una mafia violenta da un lato e dall’altro lato una mafia che si è fatta imprenditoria. Una mafia che è a cavallo dell’economia legale, dell’economia illegale. Sono persone che noi incontriamo ogni giorno nelle piazze, nei bar. Partiamo dal presupposto, magari ci sarà qualcuno che conosce le persone che sono macchiate di gravi delitti. Noi dobbiamo – aggiunge Borrometi – innanzitutto dobbiamo cercare di recuperare queste persone. Io sono uno che fa nomi e cognomi di chi delinque, ma noi in questo Stato abbiamo il dovere di cercare di recuperarli e di spiegargli dove sbagliano. Vedete perché è importante andare a scuola e parlare con voi. Perché se noi pensiamo di sconfiggere le mafie, qualsiasi tipo di illegalità, soltanto con magistrati straordinari e inquirenti altrettanto straordinari, noi abbiamo fallito. In questo Paese ognuno deve fare il proprio dovere”.

paolo borrometi

Il giornalista Paolo Borrometi al termine della conferenza ci ha dichiarato: “Si parte dalla scuola, si parte dai bambini perché noi per troppo tempo abbiamo detto ai bambini e ai ragazzi che siano il futuro di questo Paese. Invece non sono solo il futuro ma sono anche il migliore presente. In questa terra soprattutto ci sono infiltrazioni mafiose che sono drammatiche: che vanno dalla politica fino all’imprenditoria. I ragazzi meritano di sapere i nomi e i cognomi di queste infiltrazioni. Noi siamo giornalisti, facciamo il nostro dovere. Non sono nostre le responsabilità comprendere dove ci sono responsabilità penali o altro. Però abbiamo la responsabilità morale di informare, partendo appunto dai ragazzi”.

Paolo Borrometi con gli studenti

Alla domanda relativa al boss trapanese Matteo Messina Denaro, se è solo il boss di Trapani, Paolo Borrometi ci ha risposto: “Matteo Messina Denaro non è solamente il boss di Trapani ma è anche il boss di Siracusa. Io penso che, se ci sia un vero capomafia qua a Siracusa, questo è Matteo Messina Denaro. Il suo interesse arriva in maniera tentacolare in questo territorio nella zona nord e soprattutto nella zona sud di questo territorio. Ci sono boss in questo territorio che provengono da Palermo, che provengono da Trapani, che provengono da realtà che appaiono molto lontane e invece sono molto vicine. E come comanda Matteo Messina Denaro in questo territorio? Tramite gli imprenditori. Oggi in questo territorio sono gli imprenditori che fanno da vero collante con la mafia. Imprenditori spregiudicati che investono i soldi delle mafie che fanno patti con la politica e questi imprenditori, appunto, purtroppo sono quelli che inquinano l’economia legale.  Sulla domanda alla relazione al cerchio che si stringe. Noi abbiamo visto pochi giorni fa con un’operazione dei Carabinieri abbia fatto comprendere come purtroppo la mafia, Cosa nostra è ancora viva e vegeta. Ma lo Stato quando fa lo Stato è più forte. Ecco noi dobbiamo comprendere che dobbiamo fare lo Stato. E per fare lo Stato non servono solamente poliziotti, carabinieri o magistrati, ma servono soprattutto giornalisti, imprenditori, sacerdoti che facciano semplicemente il proprio dovere”.


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