Floridia, settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrazione ecumenica in chiesa Madre
FLORIDIA – In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in Chiesa Madre di Floridia si è svolta ieri una Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio. La Celebrazione è stata organizzata, dall’Arcipretura Parrocchiale S. Bartolomeo Ap. – Chiesa Madre, dall’Azione Cattolica Italiana e dalla Chiesa Cristiana Evangelica Battista di Floridia. L’evento è stato presieduto dall’Arciprete Don Alessandro Genovese e dalla Pastora della Chiesa Evangelica Battista Joana N. Ghilvaciu. La celebrazione ecumenica ha avuto momenti di riflessione e canti ed è stato un momento di unità fra le due chiese.
Nella sua riflessione/sermone la Pastora Joana N. Ghiluaciu ha detto: “L’apostolo Paolo, dopo un lungo e dettagliato catechismo nella lettera ai Romani, arrivato al dunque della vita pratica e quotidiana, ha scelto questa parola per riassumere la vita cristiana. L’accoglienza è la parola della nostra vita. Accoglietevi gli uni gli altri vuole diventare la parola più forte di tutte le altre parole della nostra vita. I nostri rapporti, con Dio e con il prossimo, vengono qualificati, definiti da questa parola: Accogliere. Il volto di un’altra parola santa: Amare. Ma perché l’apostolo Paolo ha scelto questa parola? La sua ragione sta in Gesù Cristo: Cristo ci ha accolti. La ragione della nostra esistenza. La parola accogliere è la parola della nostra vita perché è stata la parola della vita di Gesù. Anche se non l’ha mai usata, raccoglie tutta la logica, la teologica, la teologia, ovvero lo spirito dell’esistenza di Gesù. Egli ha accolto i peccatori, i pubblicani e le prostitute, e mangiava con loro. Ha chiamato dei collaboratori per la sua missione. Ha riconosciuto senza riserve in coloro che incontrava: un fratello o una sorella. La nostra vita cambia perché Gesù ci ha accolti. É compiuto, disse alla croce. É compiuto, e il risultato è che siamo accolti. Cristo è con noi e noi siamo con Cristo. È questo vuole incidere nella nostra vita quotidiana, nella pratica della nostra piccola vita. E lo può fare se siamo non solo con Cristo, ma anche come Cristo. Questa è la motivazione dei cristiani: essere come Cristo. Con e come Cristo. Accogliere come Cristo ha accolto. Essere accoglienti. Imparare ad essere accoglienti. Se il nostro accogliere non è soddisfacente, non dobbiamo smettere di accogliere, però, dobbiamo ritornare alla sorgente dell’accoglienza viva. Ascoltare e accogliere la parola che ci assicura che siamo accolti. E chi è accolto/a potrà accogliere ancora di più di quanto lo ha fatto fino ad ora. È l’accolienza che promuove la vita. E così faremo rinascere la comunione, la chiesa e lo spazio dell’accoglienza di Dio! L’accoglienza è possibile se fatta per la gloria di Dio e non per la gloria umana! Solo in questo modo l’accoglienza cristiana tornerà a vantaggio della gloria di Dio. Il tornaconto dell’accoglienza cristiana non è più e né meno che la gloria di Dio. Ma sicuramente è proprio per la Sua gloria che vale la pena vivere secondo la parola: Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti, per la gloria di Dio”.
Don Alessandro Genovese: “Proprio nel momento in cui il Figlio chiede al Padre “Glorifica il tuo Figlio perché il tuo Figlio glorifichi Te” quella grande preghiera che troviamo nel Vangelo di Giovanni che Gesù pensa proprio ai suoi cioè pensa a noi. Ad un certo punto prega in disparte dicendo: “Padre che siano una sola cosa”. Trovo questo momento di preghiera comune come una risposta a questo desiderio di Gesù che noi possiamo essere veramente una sola cosa, che noi possiamo veramente glorificare il Signore rendendo a Lui gloria in quel segno della vera unità. Quando mi sono sentito provocato – aggiunge Don Alessandro Genovese – perché dice il Vangelo di Marco <<li rimproverò perché avevano avuto poca fede…>>. Tante volte il Signore ci rimprovera, ci richiama attraverso un nostro fratello, attraverso una nostra sorella. Ci è stato detto nelle preghiere che abbiamo fatto poco fa, dobbiamo accogliere le invocazioni che vengono dagli altri come segno di questa accoglienza che è il segno della fraternità. Quando mi sono sentito provocato da questo momento di preghiera ho pensato proprio come un grande desiderio che il Signore Gesù poteva fare questa sera per noi e realizzarlo questo desiderio. Ma lo dobbiamo realizzare ogni giorno della nostra vita che nonostante le nostre diversità, nonostante i nostri modi diversi anche di pregare il Signore possiamo sentirci una sola cosa con Lui. Chiediamo al Signore che possiamo essere rimproverati anche noi da Lui, dalla sua Parola, dal suo invito a parlarci, ad essere inviati, richiamati a tutte quelle situazioni dove non riusciamo ad essere unità, non riusciamo ad essere un solo corpo nell’azione dello Spirito. Chiediamo a Lui – conclude – che questo si realizzi nell’attesa della sua venuta”.