Siracusa, al Santuario della Madonna delle Lacrime la solenne ordinazione sacerdotale di nuovi quattro sacerdoti


SIRACUSA – L’Arcivescovo di Siracusa Salvatore Pappalardo in occasione del suo giubileo d’oro (50esimo dell’ordinazione sacerdotale) ha ordinato quattro nuovi Presbiteri. Si tratta di don Paolo Amara, don Daniele Baggieri, don Francesco Mangiafico e don Luigi Salonia. Alla celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Pappalardo e concelebrata dal Vescovo Emerito Mons. Giuseppe Costanzo, dal’Arcivescovo di Messina Mons. Accolla e dei sacerdoti della diocesi di Siracusa. Alla cerimonia che si è svolta al Santuario della Madonna delle Lacrime oltre ai familiari, agli amici, era anche presente il sindaco di Sortino Vincenzo Parlato. Prima dell’omelia dell’Arcivescovo il rettore del Seminario Arcivescovile Mons. Salvatore Garro ha presentato i quattro nuovi sacerdoti tracciando il percorso che hanno fatto in questi anni e nell’ultimo periodo nelle parrocchie dove hanno svolto il loro servizio di diaconato prima della ordinazione sacerdotale.
Nella sua omelia L’Arcivescovo Salvatore Pappalardo ha detto: “Carissimi fratelli e sorelle, volgendo lo sguardo agli anni passati della mia vita, con speciale riferimento ai 50 del mio ministero sacerdotale, mi sorgono spontanee nella mente e sulle labbra le parole di San Giovanni, l’apostolo prediletto dal Signore, che scrive: «Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa». “Dio è più grande del nostro cuore”. È proprio questa la testimonianza che mi sento di consegnare a voi, carissimi ordinandi Presbiteri, e a tutti voi, fratelli e sorelle, che condividete questo momento di grazia. Tante volte ho personalmente sperimentato che Dio è più grande del nostro cuore. Rivedendo con la memoria del cuore alcuni passaggi della mia vita e del mio ministero, vi leggo la sapiente e provvidente mano di Dio che ha disegnato e realizzato il suo progetto di amore nei miei confronti andando ben oltre ogni mio sogno e umana aspettativa. Il Signore non ha mancato di allietare con la sua consolazione tantissimi momenti della mia vita colorando con le note di una speciale letizia anche le vicende più ordinarie. La celebrazione odierna – aggiunge -, per esempio, ritengo debba iscriversi tra questi particolari segni della consolazione del Signore: in quale modo migliore, infatti, avrei potuto celebrare la felice ricorrenza del mio cinquantesimo di Sacerdozio se non trasmettendo ad altri quella grazia che ha segnato felicemente e per sempre la mia vita?! Così, mentre rivivo con emozione il momento della mia Ordinazione e mi rivedo, nella Cattedrale di Catania, inginocchiato dinanzi al mio Arcivescovo che mi imponeva le mani per il Sacerdozio, con altrettanta grande emozione vivo il momento presente in cui mi accingo a compiere ora, in questo venerabile Santuario della Madonna delle Lacrime, lo stesso gesto di consacrazione nei riguardi di questi nostri fratelli eletti anch’essi al ministero sacerdotale.
Rivolgendosi ai novelli sacerdoti l’Arcivescovo ha sottolineato che: Carissimi – Daniele, Francesco, Luigi e Paolo – il ministero al quale state per essere promossi ha il suo fondamento teologico nell’amore del Signore Gesù, che “ha dato la sua vita per noi”. Questo mistero la sera dell’Ultima Cena Gesù lo consegnò agli apostoli come memoriale della sua Pasqua: “Fate questo in memoria di me”. Questo mistero la Chiesa celebra ed annuncia finché Egli venga. A voi il compito di renderlo presente nei segni sacramentali e nella testimonianza della vostra vita posta, a partire da questa sera, a pieno servizio del Signore Gesù e della santa Chiesa. Anche la pagina del Vangelo di questa liturgia ci suggerisce e ci obbliga a tale comportamento. Lo abbiamo sentito dalle parole stesse di Gesù, il quale affida a Pietro il mandato di pascere il suo gregge solo dopo aver ricevuto da lui la promessa del suo amore: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro? (…) Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene” (…) Pasci le mie pecore”. Pastori del gregge di Cristo, infatti, si diventa non per particolari capacità e strategie umane, ma solo per la capacità di amare e porre la propria, come il Buon Pastore, a servizio e a salvaguardia del gregge. Non per nulla il servizio pastorale viene definito e qualificato quale amoris officium. Un servizio di amore. La capacità poi di amare autenticamente il gregge trova la sua ragione e la sua sorgente nell’amore sincero e totale per il Signore Gesù. Per assumere il ministero sacerdotale – continua l’arcivescovo Pappalardo – , carissimi Ordinandi, non bastano dunque né la specifica preparazione teologica, che pur è necessaria, né le buone referenze del popolo di Dio, di cui si è fatto portavoce il Rettore del Seminario, anch’esse opportune, e neppure è sufficiente l’entusiasmo con cui avete risposto “Eccomi” alla chiamata del Signore: occorre, invece, che oggi e domani, dopodomani e il giorno appresso, e poi ancora ogni giorno per tutti i giorni della vostra vita, abbiate sulle vostre labbra, e prima ancora nel vostro cuore, la risposta di Pietro alla domanda di Gesù: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”.