Siracusa, morte operaio: Progetto Siracusa propone un tavolo di riflessione


SIRACUSA – Progetto Siracusa si stringe solidale al dolore dei familiari del giovane lavoratore che ha perso la vita nell’ennesimo incidente sul lavoro che funesta la collettività siracusana, siciliana ed italiana.
“Nulla serve, né può essere detto di fronte alla morte. Non servono inutili recriminazioni o vuoti richiami alle leggi o aspre invocazioni alla repressione. C’è forse – dichiara il portavoce di Progetto Siracusa Ezechia Paolo Reale – , però, un modo per far sì che non resti vano il sacrificio di questa ennesima giovane vita. Ed è quello di non pensare ancora che i problemi sono troppo grandi e devono comunque risolverli gli altri: è vero che Siracusa è forse un piccolo centro periferico, ma questo non vuol dire non essere in grado di indicare una strada valida per tutti ed intraprenderla per primi”.
“La sicurezza sul lavoro e del lavoro non è fatta di carte ed adempimenti burocratici, ma di capacità e di conoscenza, oltre che di lealtà e moralità. Questa è una verità sociale che va gridata e che non potrà essere trovata nei tribunali. E da questa verità, se compresa ed accettata, discendono dei corollari importanti. Noi proponiamo – aggiunge – un tavolo di riflessione operativa intitolato al lavoratore scomparso e, per la prima volta, indirizzato non verso l’economia ed il guadagno, ma verso la verità ed i diritti. Che parta dalla formazione e termini nei cantieri per individuare, con chiarezza, un percorso che legislatore e burocrazia fanno a gara per rendere impossibile, ma che è a portata di mano dell’intelligenza e della competenza. Ci vorrà tempo, forse. Ma Siracusa ha le risorse intellettuali e professionali per riuscire in un’impresa che può apparire impossibile, ma che semplicemente sino ad oggi non è mai stata provata. Parti sociali, professioni ed enti uniti nel pensiero e nell’azione con l’obiettivo unico di trasformare il dato cartaceo dell’insicurezza e della morte sul lavoro in una concretezza fatta di realtà e di vita. Non rassegniamoci”.