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Siracusa, o la caldaia o il monitoraggio dell’aria. Spenta la centralina più importante

SIRACUSA – Arriva il freddo, bisogna accendere la caldaia a scuola, ma l’impianto non è in grado di sostenere anche il laboratorio per il monitoraggio dell’aria. E perciò va spento. È quanto sta accadendo alla strumentazione per il monitoraggio ambientale più importante della città: è spenta da dieci giorni. All’origine di tutto, un groviglio burocratico che coinvolge enti e uffici comunali.

Ne sta facendo le spese l’apparecchiatura che ha rivoluzionato il monitoraggio ambientale nella provincia di Siracusa negli ultimi anni. Quella che ha permesso all’Arpa di: individuare le sostanze inquinanti “moleste” denunciate dai cittadini, ma non percepite dalle strumentazioni ordinarie, impacchettare i dati e girarli un anno fa al ministero del’Ambiente e all’Istituto superiore di sanità. La stessa che ha aiutato la Procura ad acquisire quei rilevamenti “come elemento di sussistenza del fumus dei reati in contestazione”, nell’inchiesta con cui quest’estate ha messo sotto accusa i colossi Isab e Esso per inquinamento dell’aria. Ecco, questa importante strumentazione in questo momento è inattiva.

Dal primo dicembre, a Siracusa, niente e nessuno rileva i gas solforati di natura industriale che sono all’origine dei famosi miasmi denunciati ciclicamente dai cittadini. La strumentazione, detta Airsense, o ancora più tecnicamente “spettrometro di massa a ionizzazione chimica” è il contenuto di un laboratorio mobile di proprietà della ex Provincia regionale, che da maggio scorso è diventato stanziale ed è collocato nel cortile della scuola Giaracà di via Gela. Dopo aver girovagato, dal 2014, per vari punti dell’area industriale tra Siracusa, Priolo e Melilli, grazie a un accordo tra ex Provincia e Comune il laboratorio mobile aveva trovato la sua collocazione strategica permanente: il cortile di una scuola comunale, nei pressi di viale Scala Greca, zona alta, la più vicina al Petrolchimico.

Ma la burocrazia, forse, non aveva fatto i conti con una ovvietà: dal primo dicembre ci sarebbe stato bisogno di accendere la caldaia per i riscaldamenti della scuola, e l’impianto non avrebbe sostenuto l’intero carico di energia. Perciò dal settore Politiche scolastiche è arrivato l’input al settore Ambiente del Comune. E da quest’ultimo il messaggio è giunto al Libero consorzio, ente titolare della preziosa strumentazione: spegnere tutto. La cosa si è portata appresso qualche mugugno e più di una spiegazione ufficiale, ma di fatto la centralina è stata spenta.

Lo spiega il dirigente del settore Tutela ambientale della ex Provincia, Domenico Morello: “L’abbiamo dovuto spegnere perché bisognava accendere la caldaia per i bambini e di conseguenza il carico non ce la faceva a sopportare sia l’impianto di riscaldamento sia il nostro laboratorio. Oltre al problema di carico sulla cabina elettrica – aggiunge Morello – con i fumi della caldaia c’era il rischio che venissero falsificate le analisi”. Sarebbe pronta la soluzione per ripristinare il controllo dell’inquinamento e non far passare altri giorni senza questi rilevamenti: la centralina verrà spostata nella vicina scuola Ipsia Calapso, istituto superiore e perciò di pertinenza del Libero consorzio come la strumentazione. “Entro l’anno”, si spinge a programmare Morello.

Prova a essere più preciso il responsabile del servizio, Paolo Trigilio: “Ci siamo già attivati: abbiamo fatto la richiesta formale alla scuola, abbiamo avuto l’ok dalla preside. Solo questione di giorni e il laboratorio mobile verrà installato all’angolo tra via Piazza Armerina e viale Scala Greca, dentro il cortile dell’Ipsia”. Solo un problema transitorio, dunque. Ma la mente corre alla “transitorietà” della centralina di via Bixio, spostata al Pantheon: allora, per la ricollocazione, ci volle più di un anno e mezzo.


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