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Siracusa, Operazione “Amico Buono” i carabinieri eseguono un arresto e un fermo

 

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SIRACUSA –  Carabinieri di Siracusa hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso, Bianchini Maurizio, 51enne siracusano, pregiudicato anche per reato specifico, e sottoposto a fermo di indiziato di delitto per la stessa fattispecie Pincio Davide, 41enne siracusano, pregiudicato anche per reato specifico. L’arresto ed il fermo rientrano nell’ambito dell’attività di indagine denominata “Amico Buono”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, ed avviata a seguito di due atti di intimidazione perpetrati nell’ultima settimana di dicembre 2014 in danno di un panificio nella zona nord del Capoluogo. In entrambe le occasioni, avvenute nel pieno delle festività natalizie e di fine anno, periodo tipicamente scelto per raccogliere le richieste estorsive, il titolare del panificio aveva rinvenuto dinanzi la saracinesca dell’esercizio commerciale una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile ed un biglietto manoscritto riportante la frase decisamente eloquente “Trovati un Amico…”. A seguito della denuncia degli episodi intimidatori, i Carabinieri hanno avviato un’attività di investigazione tradizionale consistita nel monitorare attentamente e con costanza la vittima al fine di comprendere quali fossero i soggetti che prima o poi lo avrebbero avvicinato. La vittima era dunque da un lato pressata dai propri estorsori e dall’altro inconsapevolmente controllata in ogni suo spostamento o contatto dai Carabinieri. Le prime risultanze investigative non sono tardate a venire ed hanno permesso di concentrare l’attenzione di investigatori e Procura su un soggetto ampiamente noto in quanto affiliato di spicco della criminalità organizzata siracusana, Maurizio Bianchini, ovvero colui che nel portare avanti la richiesta estorsiva si presentava al titolare del panificio definendosi “l’amico buono” (da qui il nome dell’indagine), la persona che si limitava a fare da intermediaria e che anzi, sulla base di una deviata ed incomprensibile logica di rispetto verso la vittima, ne aveva preso a cuore il caso cercando anche di mediare con il suo vertice affinché la cifra da sborsare si limitasse al minimo possibile. Questo minimo era stato fissato in diecimila euro, da consegnare in più tranche secondo modalità e scadenze di volta in volta stabilite dagli estorsori. Ieri la prima dazione di 800 euro avvenuta nel locale di ristorazione di proprietà del Bianchini, però monitorato dai Carabinieri che sono riusciti ad intervenire nella flagranza recuperando anche l’intera somma. Somma che secondo la ricostruzione investigativa doveva essere destinata ad un altro soggetto ampiamente noto, Pincio Davide, scarcerato a fine settembre 2014 ed attuale reggente del sodalizio criminale denominato “Clan Santa Panagia” in ragione della prolungata detenzione degli altri affiliati di vertice storici. In quanto mandante della richiesta estorsiva, il Pincio è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto. Entrambi, al termine delle formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale “Cavadonna” di Siracusa, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’Operazione “Amico Buono” stronca sul nascere la recrudescenza dei fenomeni estorsivi, utilizzati dalle organizzazioni criminose per reperire nell’immediato somme di denaro da destinare al mantenimento dei familiari dei detenuti ed alla loro tutela legale, al pagamento degli affiliati ed al reinvestimento in attività illecite (acquisto di droga, armi, ecc.). In questo caso, rispetto a forme più moderne di imposizione del racket, Procura ed investigatori dell’Arma di Siracusa si sono trovati dinanzi ad una modalità piuttosto tradizionale e “classica” di imposizione del pizzo, condotta secondo il consolidato cliché dell’atto intimidatorio finalizzato a piegare il commerciante al pagamento. Il brillante risultato conseguito dimostra, ancora una volta, la fondamentale importanza rivestita dalla denuncia della richiesta estorsiva, anche del solo gesto intimidatorio come in questo caso, imprescindibile per poter avviare celermente un’attività di indagine che conduca a risultati efficaci e che tuteli l’incolumità delle vittime e salvaguardi i loro interessi commerciali, già gravati dal periodo di perdurante crisi economica.

 

 


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