Siracusa, quinta tappa de “I sabato dello spreco”: cosa rimane dei 600 mila euro per la pista ciclabile?


SIRACUSA – La quinta tappa del tour di denuncia promosso dal movimento politico Progetto Siracusa e costituito da sit-in settimanali ne “I sabati dello spreco” ha posto quest’oggi la seguente questione: “Cosa rimane di questi 600 mila euro spesi nella pista ciclabile? Lo spreco d’esordio della giunta Garozzo”.
Nella nota il movimento elenca i numeri del Progetto Rebuilding the Future, avvertendo che “se oggi qualcuno dell’Unione europea ne volesse conto e ragione, di queste cifre, non credo ci farebbe una bella figura il Comune di Siracusa”. Queste le cifre rese note da Progetto Siracusa: 62 mila euro previsti per la Programmazione e Direzione Artistica, 300 mila di opere di allestimento, 72 mila e 800 destinate in Comunicazione e Marketing ed, infine, per attrezzature, allestimenti arredi e organizzazione di eventi artistici una somma pari a 209mila euro, per un totale di 644.100,00 euro che si conclude con una rendicontazione finale di 599.858,84 euro.
“Oggi, Progetto Siracusa si chiede, nel fare un giro sulla Pista ciclabile principale zona compresa nel progetto, cosa sia rimasto di tutto questo denaro speso – commenta il portavoce Ezechia Paolo Reale – Come oggi si può definire Re Building the future se non un progetto costosissimo e, ahimè, di pochissima utilità per la città?”.
Si ricorda che delle otto opere, a fronte delle dieci previste originariamente, una è stata recentissimamente rubata (Tornerai alla terra, di Moira Ricci) e un’altra danneggiata anche dalle intemperie e mai finora ripristinata. “Come si possono prendere 600 mila euro e non pensare alle periferie che non sono state in alcun modo valorizzate, né alcun beneficio hanno tratto? Più che inutili direi che sono stati soldi sperperati”, aggiunge Salvo Sorbello che, a ridosso della realizzazione del progetto, fece “una tempestiva richiesta di chiarimenti a cui è giunta una vaga risposta solo dopo due anni”, riprende la nota, “per non parlare del bando per la comunicazione errato, solo il primo dei tanti, per cui il Tar di Catania ha obbligato il Comune al rimborso del secondo aggiudicatario”.
“Un’operazione di public-art – commenta la storica dell’arte Ornella Fazzina presente al sit-in di Progetto Siracusa – che andava elaborata, tutelata con strategie di sicurezza inserite subito, nel momento in cui si inaugurava l’evento. E poi – aggiunge Fazzina – non è esistita alcuna la partecipazione attiva del contesto. Nel momento in cui il cittadino non si sente in dialogo, coinvolto con queste opere, non le comprende e non le rispetta neanche. La mancanza di chi ha realizzato questo progetto è massima, soprattutto non è soltanto la storia di Siracusa che va conosciuta ma anche la storia sociale della città, sconosciuta da chi opera in questo modo”.
“Cosa rimane di queste somme di cui finalmente può beneficiare un comune attraverso un finanziamento europeo, solitamente destinato a beneficio di parti del territorio più bisognoso di attenzioni (Po Fesr Sicilia 2007/2013), se nessuna attenzione è stata rivolta proprio a settori della popolazione che vivono a ridosso della pista ciclabile? Non possiamo tollerare un’idea di arte per pochi, sempre gli stessi, e non per tutti – conclude il portavoce Ezechia Paolo Reale -. Perché stupirsi, poi, se queste opere vengono derubate o maltrattate?”.
Tutto Progetto Siracusa, per voce del presidente Lucia Catalano, solleva anche il problema, di “un’opera di manutenzione carente le cui somme, per pulizia e ripristino di luci, non si scorgono nel bilancio stesso comunale”. La nota invece si conclude così: “Pochi benefici e, altrettanti, pochi e ristretti beneficiati? Noi di Progetto Siracusa continuiamo a chiedercelo”.