Il sisma M 7.9 in Turchia-Siria: la storia (geologica) si ripete ma non insegna nulla
Il sisma di magnitudo M 7.9 che alle 02:17 ora italiana ha colpito la regione compresa tra la Turchia sud-orientale e la Siria settentrionale ha letteralmente raso al suolo numerose città, causando oltre 26.000 vittime e varie decine di migliaia di sfollati, numeri purtroppo destinati a crescere. La scossa sismica è stata generata dal movimento “trascorrente” (orizzontale) della Faglia Anatolica Orientale, orientata NE-SO, per una lunghezza di 150-200 chilometri. Questa faglia ha, a sua volta, innescato il movimento di un’altra faglia contigua, orientata E-O, che ha generato un sisma di magnitudo M 7.5. Le repliche sismiche si sono contate subito a centinaia, molte di magnitudo pari o superiore a M 6, demolendo definitivamente i pochi edifici rimasti ancora in bilico mettendo a repentaglio la vita dei sopravvissuti e dei soccorritori. Una devastazione fisica e psicologica difficile da immaginare.
Si poteva immaginare un sisma tanto violento? Certo che sì. La regione colpita è una delle più sismiche dell’intero globo terrestre, in cui la Placca Anatolica si muove verso sud-ovest scorrendo lateralmente rispetto alla Placca Araba, che invece si sposta verso nord-ovest (vedi le frecce gialle in Figura 1). La superficie che separa queste due placche tettoniche corrisponde alla Faglia Anatolica Orientale, una struttura tettonica che accumula progressivamente un’energia formidabile che sfocia, ogni poche centinaia di anni, in rilasci sismici di elevata magnitudo. Quando ciò accade, la terra scorre lateralmente lungo la Faglia Anatolica Orientale, spostando istantaneamente la Placca Anatolica di vari metri verso sud-est.
Perché è stato diramato un’allerta tsunami in Italia? Sebbene l’epicentro del terremoto sia avvenuto ad oltre 80 km dalla costa, l’estensione della Faglia Anatolica Orientale per un evento di questa magnitudo (stimata in circa 200 km) può innescare una deformazione del fondale marino con conseguente tsunami. In effetti, i mareografi più prossimi all’epicentro del sisma hanno mostrato l’effettiva presenza di un piccolo tsunami nel Mar Mediterraneo orientale, ma non quelli greci ed italiani, per cui l’allerta tsunami è rientrato.
Perché il sisma ha raso al suolo le città? Le cause sono molteplici: l’elevata magnitudo è la causa principale, insieme alle forti e numerose repliche che hanno completato l’opera distruttiva. Ma a questo oggettivo dato di fatto occorre aggiungere certamente la cattiva fattura degli edifici e la scadente qualità dei materiali utilizzati, non commisurati alla forte sismicità dell’area. Le immagini che arrivano dalle aree terremotate, infatti, mostrano interi palazzi, anche nuovissimi o realizzati da pochi mesi, ripiegati su sé stessi o implosi come sandwich (Figura 2).
Un sisma violento come quello accaduto in Turchia potrebbe accadere anche in Italia? Probabilmente no. Le faglie sismogenetiche che interessano il territorio italiano sono per la maggior parte meno estese e meno pericolose di quelle che bordano la Placca Anatolica. Infatti, il più forte evento sismico avvenuto negli ultimi 1000 anni è quello di magnitudo M 7.4 occorso l’11 gennaio 1693, che ha colpito la Sicilia orientale. Ma in Italia accadono, per lo più, sismi di magnitudo un inferiore (fino a M 6-7), con i quali, però, occorre convivere, visto la loro elevata frequenza (negli ultimi cento anni il nostro territorio è stato colpito da un sisma distruttivo in media ogni 5 anni circa). Fortunatamente, in Italia si costruisce con norme antisismiche (NTC2018) che rispondono discretamente, anche se non perfettamente, alla necessità di commisurare la tipologia e la qualità dell’edificato al contesto geologico del territorio.
Purtroppo, negli ultimi decenni moltissimi edifici sono stati costruiti abusivamente, senza rispettare le norme antisismiche ed in contesti sismici, idrogeologici, morfologici ed ambientali potenzialmente pericolosi. I ripetuti condoni edilizi hanno “sanato” solo amministrativamente una parte di questi edifici abusivi, che rimangono comunque estremamente vulnerabili dal punto di vista idrogeologico, vulcanico e sismico. E spesso si tratta pure di edifici brutti, soprattutto quando violentano con la loro irrispettosa presenza luoghi di elevato pregio ambientale, a danno dell’intera collettività.
Marco Neri*
*Primo Ricercatore, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo
(La mappa in copertina mostra le localizzazioni epicentrali degli eventi sismici, gli avvisi di allerta e l’intensità degli scuotimenti sismici accaduti in Turchia sud-orientale tra il 6-7 febbraio 2023. La mappa, aggiornata in tempo reale, è fornita dall’Esri Disaster Response Program)