Siracusa, le conclusioni dell’antimafia regionale sul depistaggio Borsellino. “Presenze deviate e apicali di settori delle istituzioni”


SIRACUSA – “Il più grave depistaggio della storia repubblicana”, in cui potrebbero essere stati coinvolti pezzi deviati dello Stato. È la conclusione cui è giunta la commissione Antimafia all’Ars guidata da Claudio Fava sulle indagini dell’epoca e sul più recente depistaggio sulla strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, il 19 luglio 1992. Il lavoro è stato illustrato lo scorso venerdì, 15 febbraio, all’Urban center di Siracusa dallo stesso Fava, che ha parlato per circa 45 minuti, ripercorrendo le fasi salienti della lunga e intricata vicenda.
Il processo in corso sul depistaggio, dinanzi al tribunale di Caltanissetta dallo scorso novembre e che vede imputati tre poliziotti per calunnia aggravata, farà emergere eventuali verità nascoste e relative responsabilità penali. Nel frattempo la politica, attraverso il lavoro svolto nell’arco di cinque mesi della commissione regionale Antimafia, ha effettuato un “approfondimento”, la cui relazione finale è stata approvata il 19 dicembre scorso. “Il nostro compito – ha precisato Fava – è stato quello di ricostruire fatti e responsabilità magari non penalmente rilevanti ma importanti per cercare di capire il contesto in cui maturò la strage”.
Un depistaggio che sarebbe iniziato a ridosso della strage, si pensi al caso della scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino, e che sarebbe proseguito con le confessioni del falso pentito da cui prese il via il processo, nel quale sette persone furono condannate all’ergastolo in primo grado per la strage per poi essere clamorosamente assolte in appello (comunque condannate in via definitiva per mafia). E Fava ha parlato anche di verità rimaste nascoste per “un concerto di consapevolezze, di reticenze, di inerzie di chi ha ritenuto che certe forzature dovessero essere o fatte o tollerate” e si è spinto a dire che è “complicato immaginare che dietro questa strage ci sia solo la mano di Cosa nostra e che movente, esecuzione e depistaggio non siano da ricollegare a pezzi deviati dello Stato, che Stato non è, che è un anti Stato”.
Come conclude nei “quaderni della commissione Antimafia”, la relazione “permette in parte di ricostruire, ritrovando nessi, collegamenti e interferenze che richiamano, attorno a via D’Amelio e al successivo depistaggio, presenze deviate e apicali di settori delle istituzioni repubblicane”.
Ad organizzare il convegno, dal titolo “La verità nascosta”, l’amministrazione comunale di Siracusa, rappresentata dal vicesindaco Giovanni Randazzo e dall’assessore alla cultura Fabio Granata. Presente anche la vicepresidente della commissione regionale Antimafia, Rossana Cannata. Ha introdotto e moderato i lavori il consigliere comunale del gruppo “Democratici per Siracusa”, Andrea Buccheri, tra i promotori dell’iniziativa.
Ecco il servizio video e le interviste.