I nuovi usi dell’olio essenziale estratto dagli agrumi in un lavoro italo-britannico. «Le nuove tecnologie chimiche della bioraffineria – dicono i ricercatori – consentono di estrarre con un unico processo tanto il limonene che la pectina. Le regioni produttrici di agrumi devono cessare lo spreco di queste preziose risorse, recuperandole e valorizzandole sui mercati»
È dedicata alle nuove applicazioni del limonene descritte dai Gruppi di ricerca di Mario Pagliaro al Cnr di Palermo e Tony Lopez-Sanchez alla University of Liverpool, la copertina del numero corrente di «Chemical Communications», uno dei maggiori giornali della ricerca chimica internazionale.
«Il limonene – dicono Sanchez e Pagliaro – non è solo una piacevole fragranza, ma una sostanza preziosa con la quale produrre polimeri avanzati, pesticidi non tossici, additivi nutraceutici, e un solvente efficace ed ecologico tanto per l’industria che per estrarre le sostanze naturali dalle piante senza più utilizzare i solventi derivati del petrolio».
Contenuto nella buccia delle arance in concentrazione pari a circa il 4% del peso dell’agrume, il limonene viene estratto in modo rapido ed economico in pressoché tutti i Paesi produttori di agrumi per distillazione. Seguito dalla Cina e dagli Stati Uniti, il Brasile ne è il maggiore produttore mondiale. L’Italia è il secondo produttore europeo.
Il suo crescente interesse ed utilizzo in nuovi settori ha determinato negli ultimi anni un sensibile aumento del prezzo, passato da meno di un dollaro ad oltre 10 dollari al chilo in meno di un decennio. Tuttavia, a fronte di una produzione potenziale globale di oltre 500mila tonnellate, nel corso di quest’anno la produzione non supererà le 70mila tonnellate. La gran parte degli scarti di lavorazione delle arance, infatti, viene avviata in discarica come rifiuto.
L’articolo del team italo-britannico spiega come, oltre al limonene, gli scarti della lavorazione delle arance contengano notevoli quantità di pectina, un prodotto naturale di elevato valore economico e nutrizionale, fortemente richiesto sul mercato globale. «Le nuove tecnologie chimiche della bioraffineria – aggiungono i ricercatori – consentono di estrarre con un unico processo tanto il limonene che la pectina. Le regioni produttrici di agrumi devono cessare lo spreco di queste preziose risorse, recuperandole e valorizzandole sui mercati».
Chissà se le nostre aziende agricole produttrici riusciranno ad affiancarsi a tale progetto limitando così gli sprechi e massimizzando le risorse. Questo pare essere lo scopo del “Consorzio per la tutela dei Limoni di Siracusa” che ha già contattato l’equipe di ricercatori per poter sviluppare un progetto sostenibile di bioraffineria per dare un valore aggiunto alle produzioni degli agricoltori.