Siracusa, massiccia partecipazione dei dipendenti ASP all’assemblea di ieri
SIRACUSA – I lavoratori dell’ASP di Siracusa, a seguito dello stato di agitazione dichiarato venerdì scorso dalle segreterie generali della CISL-FP Ragusa Siracusa e della FSI Siracusa, si sono riuniti nella mattinata di ieri presso la sala riunioni dell’ospedale “Umberto I” di Siracusa. La massiccia partecipazione di persone in rappresentanza di tutte le categorie, che hanno gremito la sala al punto che tanti hanno assistito standone fuori, è già di per se rappresentativa del grave stato di disagio patito dal personale. Il lungo confronto ed il dibattito sulle tematiche oggetto di vertenza con la Direzione Aziendale ed il preoccupante prolungato silenzio di quest’ultima, anche in questi giorni, ha ulteriormente abbassato l’indice di gradimento di un profilo manageriale considerato poco sensibile alle richieste dei dipendenti.
Sulla intervengono Natale Salvatore Romano segreatrio della FSI e Daniele Passanisi segretario della Cisl .Fp.”L’assenza di una adeguata organizzazione del lavoro che veda realizzata la pianta organica aziendale per come è stata di recente strutturata – dichiarano – , facendo uscire finalmente dal limbo le figure professionali lasciate in stato di assoggettamento, è stata considerata elemento fondamentale al fine di cercare di evitare molti dei quotidiani episodi di mala sanità, come recentemente risaltati alle cronache, nelle corsie dei reparti e nei servizi, divenuti ormai vere e proprie trincee, e per i quali il personale infermieristico risulta doppiamente danneggiato perché oltre all’aggravio del carico di lavoro e il relativo demansionamento professionale, causa la carenza gravissima di personale socio-sanitario di supporto (O.S.S.), è spesso costretto a subire la gogna mediatica della propria immagine”.
“Tutti gli argomenti ulteriormente trattati (dalla sicurezza sul lavoro alla mancata corresponsione di alcune spettanze economiche) convergevano comunque all’indirizzo delle gravi colpe sulla molteplicità dei servizi “offerti” alla collettività che, non essendo suffragati nella realtà da un adeguato numero di personale corrispondente, mettono a repentaglio il mantenimento dei LEA e fanno lievitare il rischio clinico per il malato. E’ stato parere unanime che anche la Politica si deve assumere le proprie responsabilità. Non è accettabile che si continui per questa strada. Il personale non è più disposto ad accettare di pagare il prezzo di una Rete Ospedaliera redatta nei palazzi e distante dalla realtà, che amplia servizi e mantiene vive strutture continuando però ad applicare tagli alla spesa, fra l’altro in modo lineare”.