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Siracusa, ordinanza anti-assembramenti, Tar dà ragione al prefetto. Ma scoppia il “caso” russo

SIRACUSA – A pochi giorni dalla sentenza del Tar di Catania (466 del 18 luglio), che ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dalla Cgil nei confronti dell’ordinanza prefettizia (9 maggio, ai sensi dell’art. 2 del Tulps) che vieta gli assembramenti in dodici punti della zona industriale di Priolo-Augusta-Melilli fino a fine settembre, scoppia mediaticamente una “caso” legato a presunte interferenze diplomatiche russe precedenti alla disposizione della Prefettura di Siracusa.

Ieri l’altro rendeva nota la sentenza un comunicato della Prefettura, “tenuto conto del clamore delle inutili polemiche suscitate dall’ordinanza emanata dal prefetto di Siracusa”, si leggeva, commentando che il Tar riconosceva così “la piena legittimità dell’ordinanza prefettizia, e quindi, smentendo in modo chiaro e clamoroso, tutti coloro che in queste settimane hanno voluto, con inaudita veemenza, attaccare l’istituzione prefettizia che, come è tradizione, ancora una volta, ha agito nel pieno rispetto della legge e della Costituzione”.

La decisione del Tar di Catania non ha però persuaso la Cgil a mollare la presa, con il sindacato ad annunciare, ieri, un prossimo ricorso al Cga di Palermo. Una convinzione da parte del sindacato motivata sotto il profilo tecnico, contestando “aspetti di natura giuridica che lasciano assai perplessi, come ad esempio il fatto che le attività produttive in questione non sono e non possono essere riconducibili alla natura di servizio pubblico, che come è noto viene regolamentato da particolari e specifiche norme, anche esse, tuttavia, garantiste del diritto inalienabile delle libertà sindacali e dello sciopero”.

Ma anche sotto il profilo politico, sostenendo nel comunicato, sottoscritto sia dal segretario generale provinciale Roberto Alosi che dal segretario nazionale Giuseppe Massafra, che “come si può palesemente notare, l’ordinanza del prefetto non è dettata da motivi di ordine pubblico o da particolari esigenze produttive. Piuttosto quell’ordinanza nasce in virtù di pressioni politiche che calpestano i principi più elementari del diritto di sciopero, della libertà di riunione e dei principi costituzionali”.

Ed oggi, su quelle presunte “pressioni politiche”, è scoppiato un “caso“. Una vicenda che nasce dalla rivelazione dell’esistenza, come riporta l’Ansa, di una lettera dell’ambasciatore della Federazione Russa, Sergey Razov, al vicepremier Matteo Salvini (12 marzo), e poi di una lettera del console generale della Federazione Russa a Palermo, Evgeny Panteleev, direttamente inviata al prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi (9 aprile), e una del vicecapo di gabinetto del ministro dell’Interno, Paolo Formicola, sempre al prefetto (12 aprile).

Tre lettere che ruoterebbero intorno alle preoccupazione degli investitori Lukoil in merito a certe azioni di blocco ritenute illecite delle attività delle raffinerie, come da stralcio della prima lettera in questione riportata dall’Ansa, quella dell’ambasciatore russo al ministro dell’Interno, nella quale il diplomatico farebbe riferimento a “episodi di interruzione delle attività delle raffinerie Isab srl che appartengono al gruppo petrolifero russo Lukoil”, rilevando che “negli ultimi dieci anni il numero delle azioni di blocco illecito delle attività da parte dei lavoratori di organizzazioni estranee che per diverse ragioni avevano perso gli appalti dello stabilimento Isab è ammontato a più di 100 casi concreti ed ha portato dal 2012 dal 2018 alle perdite finanziarie di alcuni milioni di euro”. Poi, ci sarebbe la lettera del console generale russo al prefetto di Siracusa, che ricopierebbe nei passaggi quella dell’ambasciatore, e ribadirebbe che “i rappresentanti dell’azienda hanno attirato parecchie volte l’attenzione delle autorità locali e centrali italiane verso questo problema. Ma le azioni di blocco illecito del lavoro dello stabilimento Isab continuano”. Infine, l’Ansa riporta la lettera del vicecapo di gabinetto del Viminale al prefetto di Siracusa nella quale si chiedono “cortesi aggiornati elementi informativi che codesto Ufficio vorrà far pervenire in merito alla problematica in esame”. Un mese dopo, è arrivata l’ordinanza prefettizia anti-assembramenti.

Dure reazioni politiche sono arrivate, oltre che dal mondo sindacale, anche da esponenti del centrosinistra siciliano. Il deputato regionale del Pd, Giovanni Cafeo afferma: “Qualora la ricostruzione si rivelasse veritiera, si tratterebbe di un fatto gravissimo, lesivo sia del diritto di sciopero dei lavoratori sia, soprattutto, della sovranità e del prestigio della Nazione”. Il segretario della commissione Attività produttive all’Ars aggiunge: “C’è anche da considerare che il Tar ha di recente considerato legittima l’ordinanza prefettizia, quanto meno nel merito; questo, in attesa anche del ricorso presentato al Cga, non sana però la “ratio” del provvedimento, qualora derivasse realmente da influenze di uno Stato estero all’Italia”.

“Che l’ambasciatore russo chieda al Governo italiano di vietare manifestazioni sindacali davanti ai cancelli della Lukoil, una raffineria russa con i suoi stabilimenti in Sicilia, è cosa ridicola. Che qualcuno lo prenda sul serio è imbarazzante. Che poi il Ministro dell’Interno scriva al prefetto di Siracusa chiedendogli di proibire ogni assembramento davanti a quegli stabilimenti è cosa grave e offensiva”. Questa la dichiarazione di Claudio Fava, deputato regionale eletto con la lista “Cento passi” e presidente della commissione Antimafia all’Ars. Per Fava, “la Sicilia torna ad essere una colonia in cui neppure il diritto di sciopero dev’essere riconosciuto se non aggrada a Salvini e ai suoi amici russi. Roba da Medioevo”.

(Nella foto di repertorio: raffineria Isab Lukoil di Priolo Gargallo)


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