
La sessione del mattino, moderata dal Prof. Giuseppe Gurciullo, è stata inaugurata da S.E. Card. Velasio De Paolis, Presidente emerito della Prefettura Affari Economici della Santa Sede. L’alto prelato è intervenuto su “Il governo nella Vita Consacrata”. “Viviamo la cultura del movimento – ha detto -. Se abbiamo un problema, allora vogliamo cambiare. Ma cosa? Ed in che modo? Un medico cambia le medicine ad un ammalato, solo quando avrà individuato nuove cause della malattia. Possiamo cambiare, ma solo se è necessario”.
“L’uomo – ha aggiunto – tende a ricondurre il mistero alla sua capacità cognitiva. E questa è una minaccia. Nella vita religiosa, in quanti si perdono per strada? – si chiede De Paolis. L’impegno della vita sembra mancare a tutti i livelli: nel matrimonio come in noi sacerdoti. Ma perché questa mentalità diffusa? È possibile che l’uomo non sia più capace di prendere impegni perpetui?”.
Il secondo intervento è stato affidato al Prof. Paolo Gherri della Pontificia Università Lateranense di Roma che ha parlato di “Prospettiva giuridica del governare”. “È necessario distinguere – ha affermato – tra i concetti di dominio, potere, autorità e responsabilità. Quest’ultima è una relazione che suggerisce un impegno verso terzi, obblighi a cui assolvere assumendo con se delle incombenze. La responsabilità – aggiunge – garantisce e tutela”. “Se chi governa lo fa con responsabilità – ancora Gherri – allora offre discernimento cioè comunica come conseguire la propria meta. Discernere, allora, significa sapere utilizzare le risorse, spirituali e materiali”. Il Prof. Paolo Gherri nella sua relazione ha anche ribadito come “il mandato missionario è compito comunitario”.
“Governare significa sostanzialmente ‘dare ordine’. Chi svolge questo ministero ha il dovere, morale ed ecclesiale di riconoscere e discernere i vari carismi, aiutandoli a maturare ed orientandoli al bene di tutta la comunità”. Cosi S.E. Nunzio Galantino, Segretario Generale CEI nella sua relazione su “Il Governo nella Chiesa”. “La vita religiosa – ha aggiunto – si trovaoggi a vivere un tempo di svolta, di riposizionamemto, addirittura di rifondazione. Il nostro tempo ha spogliato le istituzioni religiose della stima quasi sacrale che le rivestiva: i giovani oggi spesso ne colgono soltanto la ‘stranezza’. Allora – ha concluso – la presenza religiosa è chiamata a far compagnia alle domande che le vengono poste con una sensibilità spirituale è capace di spendere il proprio carisma sulle frontiere che oggi poi urgentemente interpellano la missione: il mondo della cultura e dell’educazione, come il non facile mondo dell’esclusione”.