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Sito Unesco Val di Noto. Fucile: non basta salvare il riconoscimento ci vogliono meccanismi virtuosi

val di notoRiceviamo e pubblichiamo per intero il comunicato stampa del Presidente dell’Associazione e Sindaco di Militello in Val di Catania, Giuseppe Fucile, alle prese con la regolarizzazione delle attività dell’Associazione per la governance dei siti Unesco di Siracusa e Pantalica.

“Il problema della politica è che ce ne è stata troppa in questi 10 anni di sito Unesco portando instabilità e farraginosità al Distretto Culturale che invece di occuparsi del Piano di Gestione del sito non ha fatto altro che seguire emergenze e opportunità, appunto politiche, e oggi si trova a dover fare i conti con una situazione di irregolarità amministrativa nei meccanismi interni, proprio quelli che oggi vengono citati come meccanismi di governance ed esempio di cooperazione sul territorio e che invece non funzionano per niente.
Il Presidente dell’Associazione e Sindaco di Militello in Val di Catania, Giuseppe Fucile, alle prese con la regolarizzazione delle attività dell’Associazione per la governance dei siti Unesco di Siracusa e Pantalica, il “Distretto Culturale del Sud Est”, interviene sulla questione della gestione dei siti Unesco in Sicilia: “i meccanismi di governance del sito, che in passato i vari referenti del territorio consideravano un fiore all’occhiello, in concreto non funzionano e sono da rivedere completamente: mancano risorse strumentali, a cominciare da una sede, da un archivio completo dei documenti e gli stessi verbali, rintracciati solo in parte, non sono a volte nemmeno legittimi e manca personale tecnico stabilmente dedicato alle azioni del Piano di Gestione e al funzionamento dell’Associazione, così come mancano meccanismi di efficienza organizzativa: è tutto lasciato ai Comuni e alla responsabilità del Presidente pro tempore con il suo Staff comunale con una inevitabile scia progettuale e documentale frastagliata nel tempo che non può rappresentare quella continuità e competenza dovuta ad un organismo che attui il Piano di Gestione.”

“Ho ricevuto una situazione allarmante – continua con amarezza il presidente Fucile, che da circa un anno fa i conti con un organismo che dovrebbe occuparsi dell’applicazione del Piano di Gestione e che invece versa in una situazione di stallo a causa di meccanismi inadeguati, di una difficilissima interlocuzione con il coordinatore tecnico, il Sovrintendente di Siracusa, che in questi anni è troppo spesso cambiato e che a breve cambierà ancora e a causa della nascita e sovrapposizione di nuove organizzazioni sul tema – questioni delicatissime che hanno evidenziato la necessità di fare il punto e definire chiaramente mission e modalità operative dell’Associazione e hanno già portato alla scelta di un esperto che affianchi la presidenza nel tempo per garantire efficienza e continuità.

Abbiamo parlato con tre Sovrintendenti nell’ultimo periodo, tutti con orientamenti diversi e con l’impossibilità di soluzioni durature per l’instabilità della Sovrintendenza di Siracusa di questi anni dove attendiamo di trovare soluzioni durature e condividere scelte di continuità perché è proprio il meccanismo di governance a non funzionare e non può funzionare perché organizzato in maniera inidonea. Ho letto le dichiarazioni dell’arch. Muti e sicuramente quando la rappresentanza politica siracusana aveva la gestione istituzionale, regionale e nazionale, dei beni culturali le cose andavano diversamente ma quella non è cooperazione sul territorio è spinta personale che non può guidare questi meccanismi: il sito Unesco, o meglio i siti Unesco, sono affidati al territorio, dice bene l’architetto Muti, ma questo affidamento e la conseguente gestione richiedono una partecipazione pubblico-privata costante e competente e non può essere lasciata in mano ai soli Sindaci con tutta la buona volontà che possono metterci.
Abbiamo spinto le Amministrazioni ad attivare gli Uffici Unesco, partecipiamo alle riunioni dell’Associazione nazionale ma lo strumento associativo, proprio quello a cui fa riferimento l’ex sovrintendente come esempio di governance, non può funzionare così come è impostato e anzi ha deviato nel tempo lo scopo originario dell’Associazione che invece di occuparsi dell’attuazione del piano pare si sia preoccupata di promozione turistica poi passata al Distretto Turistico senza che noi si sia tornati ad occuparci della gestione condivisa dei beni oggetto del sito.

D’altro canto l’organismo attuatore dei Piani di Gestione non può essere uno per tutti, includendo anche comuni fuori dal riconoscimento, ma deve essere ristrettamente composto dai soggetti che più che un fiore all’occhiello dall’Unesco hanno responsabilità precise sul territorio, altra invece è la promozione turistica e dei servizi a corredo della valorizzazione territoriale che si può ben realizzare con soggetti pubblici e privati e con tutti gli attori di un’area più vasta quale quella del Sud Est, dove la promozione delle eccellenze tocca i siti Unesco ma anche i parchi, le riserve, le eccellenze enogastronomiche, il folklore e quanto di meglio ci sia nel territorio ma sono cose diverse e questo, a vedere le carte, nel tempo pare non sia stato chiaro.
Così come il Distretto turistico, che doveva essere la ‘longa manus’ del Distretto Culturale mettendo insieme pubblico e privato nella realizzazione comune di azioni a vantaggio del territorio e dei suoi attori e che invece è del tutto scollegato dalle nostre attività e a cui partecipo come auditore perché ne ho fatto richiesta considerando impensabile che ci siano diverse cabine di regia che diano indirizzi diversi sullo stesso settore e spendano in modo frammentato soldi pubblici che invece vanno ben canalizzati. D’altro canto questi organismi occupandosi appunto di governance territoriale e non di finanziamenti, dovrebbero avere la capacità di programmare e progettare azioni già pianificate nel Piano di Gestione a prescindere dai finanziamenti disponibili. Molte azioni sono puramente normative, penso all’assunzione in tutti i Comuni del sito Unesco Tardo Barocco del Val di Noto, di uno stesso regolamento sul decoro urbano, di uno stesso piano del colore e di altre soluzioni integrate e condivise che non devono nascere dalla possibilità di un finanziamento ma dagli indirizzi e istanze del territorio e dall’idea di sviluppo locale che declina il Piano in attività programmatiche e su queste deve avere la capacità di trovare soluzioni, finanziarie e non.
Per non parlare dei progetti finanziati, due in totale, entrambi per creare portali di promozione del territorio che messi insieme fanno solo confusione e non ne fanno neanche uno buono, e per non parlare del finanziamento del Mibac sulla legge ’77 di cui non è vero che si sono perse le tracce: si era perso il finanziamento e, quel che è più grave, si è bloccata la possibilità dell’Associazione di partecipare a quei bandi finché non si sblocca quella procedura rimasta in stallo, cosa che stiamo cercando di fare non senza difficoltà. È questa la governance da cui prendere esempio? Certamente no.

Né tantomeno i percorsi di tutela e sviluppo del territorio possono seguire la politica realizzando attività quando la politica se ne interessa e rimanendo in stallo quando la politica regionale e nazionale se ne disinteressa. Occorrono meccanismi di continuità, competenza e autonomia sotto l’indirizzo politico, ovviamente, ma non succubi.
Per questo con la mia Presidenza stiamo lavorando per fare punto e a capo, verificando modelli di altri siti virtuosi e buone pratiche di governance territoriale, dialogando con gli enti preposti e cercando insieme di correggere il tiro trasformando l’associazione in quello che avrebbe dovuto essere ma oggi non è.


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