Floridia, Gilet gialli e Brexit in una conversazione organizzata dall’associazione “Hannah Arendt”
FLORIDIA – Le vicende dei Gilet gialli e la Brexit sono stati i temi trattati nei giorni scorsi in una conversazione organizzata dalla Rete Euromediterranea politica comparata – Associazione Hannah Arendt. Ne hanno parlato il prof. Yves Palau, prof. Universitè Paris-Est Créteil ed il prof. Jean-David Avenel, decano della stessa facoltà parigina.
Dopo la presentazione del sacerdote Giuseppe Di Rosa, presidente dell’associazione “Hannah Arendt”, il prof. Palau ha svolto un’indagine dettagliata, puntuale, scientifica sul fenomeno dei Gilets Jaunes (I gilet gialli, chiamati così dall’abito di lavoro, giallo, che indossano). La sua è stata un’indagine sociologica e politica allo stesso tempo. Il fenomeno è nato con la prima manifestazione parigina del 18 novembre e da allora si ripete sistematicamente ogni abato, con un spericolato cambiamento di rivendicazioni sociali, dall’abbassamento del costo della benzina alla critica della democrazia rappresentativa. Non è possibile – ha spiegato il professore – comprendere questo fenomeno con le categorie e gli schemi ideologici novecenteschi. I gilet gialli non sono né di destra né di sinistra, e non sono certamente i più poveri della Francia. I ceti sociali che compongono il variegato mondo dei gilets jaunes è composto da famiglie, che non provengono né dalle grandi metropoli francesi né dalla profonda campagna. Sono operai, lavoratori a stipendio fisso, medio, provengono dalle piccole e medie città, tutta gente che a stento riesce a sbarcare il lunario, che non si sente rappresentata dalla politica e dalle istituzioni. “è tutta gente che non dovrebbe lamentarsi!”, ha sentenziato il primo ministro, Èdouard Philippe. E invece tutta questa gente ogni sabato riempie le piazze di Parigi, di Toulouse, di Bordeaux di Marsiglia, gente arrabbiata, senza leadership consolidate, sono piccoli imprenditori, artigiani, classe media, impaurita dalla prospettiva di diventare “come i poveri”. Questa è una vera e propria “revolte”, nel senso francese, una rivolta che non si placherà fin quando non ci sarà una vera svolta politica e soprattutto sociale. Prima tutte queste persone, circa 15-20 milioni di francesi erano chiamati “les invisibles”, perché avevano un ruolo marginale nella scena politica. Ora hanno presentato una serie di proposte, spesso contraddittorie e talora irrealizzabili, ma stanno facendo tremare l’establishment francese.
Il prof. Jean-David Avenel, ha ripercorso tutto l’iter politico della Brexit, dall’errore politico del premier David Cameron, che promosse il referendum pensando di spiazzare l sua opposizione interna. Da quell’errore iniziale ne è scaturita una serie di incongruenze e di contraddizioni, che stanno lacerando il rapporto tra i cittadini inglesi ed i loro rappresentanti. Le difficoltà di un accordo generale sta facendo tremare l’economia europea, perché il non accordo (il no-deal) sarà una tragedia. Punti ancora controversi riguardano il backstop (la rete di protezione) su Irlanda del nord, lo stato giuridico dei cittadini europei in Inghilterra, la volontà della Scozia che vuole rimanere dentro la UE.