Intervista al capo della Polizia Gabrielli
La celebrazione all’aula bunker delle stragi di Capaci e via D’Amelio dove persero la vita i giudici Falcone, Morvillo, Borsellino e gli agenti delle scorte: Agostino Catalano, Walter Eddie Cusina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina è stata l’occasione per la prima uscita del capo della Polizia Gabrielli.
“Credo che non avessi mai potuto – dichiara Gabrielli – sperare in un battesimo così significativo come quello di oggi per il suo significato, per quello che rappresenta per le persone che hanno incarnato quella tragedia sia il Giudice Falcone, la moglie Morvillo e i tre ragazzi della scorta e che rappresentano la migliore storia della Polizia di Stato”.
Sig. Prefetto questo anniversario arriva in un momento particolare con quello che è successo al parco dei Nebrodi ?
“La Mafia purtroppo non ha mai abbandonato questa terra, ma non ha abbandonato se vogliamo l’intero territorio nazionale perché purtroppo – afferma il capo della Polizia – questi fenomeni credo che non debbano essere trattati in maniera localistica, regionalistica, come se ci fosse un territorio più disgraziato di altri. Oggi il tema della criminalità organizzata è un tema nazionale, transnazionale, internazionale e chi pensava che la criminalità organizzata si fosse mutata e avesse assunto soltanto i connotati di una pervasività economica, finanziaria. I fatti dei Nebrodi ci riconducono ad una realtà per cui i temi della violenza, della militarizzazione del territorio, della sopraffazione, dell’arroganza, della prepotenza sono temi molto attuale con i quali dobbiamo fare i conti. Colgo anche l’occasione per ringraziare gli operatori di polizia il collega che hanno dimostrato grande coraggio, grande intuizione e quindi oggi per fortuna stiamo commentando un fatto molto negativo, estremamente preoccupante ma per fortuna non tragico. Credo che gli strumenti ci siano e li dobbiamo utilizzare”.
