Osservatorio Etna

La nuova bocca dell’Etna: il vulcano si risveglia, ma non troppo

È dalla tarda serata dello scorso 7 agosto che la cima dell’Etna mostra bagliori pressoché continui. In verità si tratta di bagliori assai modesti, visibili quasi esclusivamente attraverso le numerose telecamere ad alta sensibilità che puntano al vulcano per monitorarne l’attività. Ma tanto è bastato per destare l’immediato interesse sia della numerosa schiera di appassionati “etnicoli”, sia di alcune testate giornalistiche, anche nazionali, che si sono spinte forse troppo frettolosamente oltre il reale, ingigantendo un fenomeno eruttivo nella realtà attualmente modesto.

Vista aerea da Nord della cima dell’Etna, con l’indicazione dei crateri sommitali. La fotografia è stata scattata il 14 Luglio 2016, durante il sorvolo di monitoraggio vulcanico effettuato con l'ausilio dell’elicottero AW139 in dotazione al 2° Nucleo Aereo della Guardia Costiera di Catania. Un fitto campo di fratture attraversa l’intera area sommitale del vulcano sin dall’eruzione di maggio 2016, caratterizzato da diffuse emissioni fumaroliche. Lo zolfo presente nelle fumarole, a contatto con l’atmosfera, si deposita formando cristalli (sublimati) che hanno il caratteristico colore giallastro. La freccia rossa indica la posizione della bocca apertasi il 7 agosto 2016, all’interno di questo campo di fratture.

Vista aerea da Nord della cima dell’Etna, con l’indicazione dei crateri sommitali. La fotografia è stata scattata il 14 Luglio 2016, durante il sorvolo di monitoraggio vulcanico effettuato con l’ausilio dell’elicottero AW139 in dotazione al 2° Nucleo Aereo della Guardia Costiera di Catania. Un fitto campo di fratture attraversa l’intera area sommitale del vulcano sin dall’eruzione di maggio 2016, caratterizzato da diffuse emissioni fumaroliche. Lo zolfo presente nelle fumarole, a contatto con l’atmosfera, si deposita formando cristalli (sublimati) che hanno il caratteristico colore giallastro. La freccia rossa indica la posizione della bocca apertasi il 7 agosto 2016, all’interno di questo campo di fratture.

E allora, proviamo a fare il punto della situazione. L’ultima eruzione dell’Etna, quella sì davvero spettacolare e violenta, è avvenuta nello scorso mese di maggio. Un evento eruttivo che ha prodotto come risultato una sommità del vulcano profondamente modificata, con colate laviche che hanno interamente riempito il Cratere Centrale (circa 3300 metri di quota sul mare), traboccando al di fuori di esso ed espandendosi sul fianco occidentale del vulcano per chilometri. Ma non solo. L’intera area craterica sommitale si è vistosamente fessurata, con un fitto fascio di fratture largo circa 300 metri e lungo quasi 2 chilometri, caratterizzato da intense emissioni di gas. Senza entrare troppo nel dettaglio, è questa la vera novità degli ultimi mesi ed è sull’evoluzione di queste fratture che punta l’attenzione di molti ricercatori che si occupano di monitoraggio vulcanico e sorveglianza, ed in particolare di quelli afferenti all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ovvero l’Ente istituzionalmente deputato a svolgere tali attività, in favore della popolazione e della Protezione Civile.

Dalla fine dell’eruzione dello scorso maggio, questo campo di fratture ha continuato ad evolversi. Una parte del Cratere di Nord-Est, il più settentrionale dei coni sommitali dell’Etna, è collassato e la sua bocca interna si è occlusa. Anche la Voragine, una bocca interna al Cratere Centrale, ha cominciato a sprofondare, come risucchiata in un imbuto. Ed è proprio questo continuo processo di assestamento, definito tecnicamente “subsidenza”, che ha creato le premesse per l’apertura della nuova, piccola, bocca posta sul fianco orientale interno della Voragine. Una bocca larga 20-30 metri circa, che dal 7 agosto emette un vistoso pennacchio di gas ad alta temperatura (presumibilmente alcune centinaia di gradi centigradi), che di notte “colora” di rosso l’area sommitale del vulcano.

Gas incandescenti vengono emessi continuamente ed in modo pulsante dalla bocca apertasi il 7 agosto 2016 sulla parente orientale interna della Voragine. La fotografia è stata scattata la sera del 10 agosto, dall’orlo occidentale del Cratere Centrale.

Gas incandescenti vengono emessi continuamente ed in modo pulsante dalla bocca apertasi il 7 agosto 2016 sulla parente orientale interna della Voragine. La fotografia è stata scattata la sera del 10 agosto, dall’orlo occidentale del Cratere Centrale.

Le migliorate condizioni meteorologiche del 10 agosto ci hanno consentito di avvicinare questa nuova bocca interna alla Voragine, per documentarne l’attività. Attorno alla bocca non è stata rilevata la presenza di scorie laviche “fresche” (cioè eruttate dalla stessa bocca) e questo suggerisce che probabilmente la sua attività è rimasta, sin dalla sua apertura (7 agosto) unicamente caratterizzata dall’emissione pulsante di abbondanti gas incandescenti.

Un fenomeno eruttivo, quindi, attualmente modesto, ma comunque sufficiente per attirare sul vulcano i numerosissimi turisti che ieri sera affollavano all’inverosimile l’area del Rifugio Sapienza. Appassionati della montagna spinti a 1800 m di quota per trovare refrigerio dalla calura estiva, uno spicchio di cielo notturno alla ricerca delle stelle cadenti della notte di San Lorenzo, e forse anche spinti dal desiderio di osservare da vicino una nuova eruzione dell’Etna. Ma il vulcano, per adesso, si fa attendere.

Marco Neri*

*Primo Ricercatore, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo


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