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Priolo, prosegue la protesta dei lavoratori ex amianto contro la sentenza del tribunale di Catania. Vicario: “Ricorreremo in Cassazione, ma la politica faccia la sua parte”

PRIOLO – La protesta è arrivata al ventiduesimo giorno e i segni sui loro corpi sono già visibili. Non mangiano da più di tre settimane i lavoratori ex Industrie Meccaniche Siciliane, per anni esposti alla contaminazione da amianto a Priolo Gargallo. Sono dimagriti e fisicamente provati, ma non hanno alcuna intenzione di mollare. La sentenza della Corte d’Appello di Catania che, in secondo grado, ha accolto le richieste dell’Inps, annullando gli effetti di quella del Tribunale di Siracusa, che aveva riconosciuto loro diritti e benefici previdenziali, proprio non l’hanno capita. Dl 6 luglio stazionano tutti i giorni davanti al Comune di Priolo dove, accanto allo striscione dell’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) a far compagnia loro sono alcuni articoli di stampa che hanno ritagliato, fissandoli ad una delle colonne dell’edificio.

“Questa sentenza è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – dice Calogero Vicario, coordinatore regionale Ona – Ho già perso più di 10 chili e non mi faccio la barba dal 3 luglio, in segno di protesta. Il danno prodotto da questo verdetto avrà effetti devastanti. I giudici hanno accolto le ragioni dell’Inps che, a nostro avviso, non avrebbe neanche dovuto ricorrere in secondo grado dopo il giudizio di Siracusa. Noi comunque andremo in Cassazione e, nel frattempo, il nostro presidente nazionale Ezio Bonanni ha chiesto al ministro del lavoro di vigilare sull’Inps perché non sospenda i benefici fiscali e previdenziali che ci spettano in base a quanto deciso dal tribunale di Siracusa”. L’Inps avrebbe sfruttato un cavillo giuridico dato dalla mancanza di atti di indirizzo in materia in territorio siciliano per arrivare al ribaltamento della sentenza. “I lavoratori di Mantova, Taranto e altre parti d’Italia – prosegue Vicario – hanno avuto i benefici contributivi per esposizione all’amianto grazie a quegli atti di indirizzo assenti per la Sicilia. Noi continuiamo ad essere discriminati, pagando anche in termini di salute. Non hanno ribaltato semplicemente una sentenza, ci hanno ribaltato la vita. Non possiamo permetterlo”.

Al fianco dei 10 lavoratori in protesta anche il sindaco di Priolo Pippo Gianni. “E’ una sentenza – dice – che ci ha colto di sorpresa. Credo che le responsabilità, più che dei magistrati catanesi, siano da attribuire ad un governo nazionale che non ha ancora emanato gli atti di indirizzo in materia presenti nel resto d’Italia. In Sicilia ci sono 4 siti contaminati di interesse nazionale: Priolo, Milazzo, Gela e Biancavilla. Tutto questo non è ammissibile. Se i magistrati di Catania ne avessero avuto contezza, forse avrebbero deciso diversamente, ma la competenza in materia è strettamente dei ministri del lavoro, della sanità e dell’ambiente, che devono occuparsi della salute dei cittadini, così come prevede la Costituzione. Sono vicino a questi lavoratori e, da medico, ho chiesto loro di sospendere lo sciopero della fame”.

Poi un appello alle Istituzioni. “Il governo si faccia carico di emanare gli atti indirizzo sui quali poi la Cassazione deciderà indicando la strada da seguire. Solo così si potranno evitare altri contenziosi e vertenze portate avanti con soldi pubblici e che arrivano a sentenze che si rivelano dannose per gli stessi cittadini.  Quanto accaduto rappresenta una condanna grave per questi lavoratori, costretti ad una sopravvivenza fatta di stenti e sacrifici e non credo – conclude Pippo Gianni – che uno Stato democratico possa governare un popolo con tanto menefreghismo e tanta superficialità”.


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