Quando uccide il terremoto: dalle Alpi alla Sicilia, disastri annunciati?



Figura 1 – Eventi sismici localizzati dalle ore 03:36 alle ore 15.00 italiane del 24 agosto 2016 tra le province di Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo (fonte: https://ingvterremoti.wordpress.com/).
Alle 3:36 del 24 agosto 2016 una scossa sismica di magnitudo 6 ha colpito l’Italia centrale. La scossa ha avuto epicentro nella zona di Rieti ed è stata seguita da un intenso sciame sismico ancora in corso. Alle ore 15:00, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) aveva localizzato oltre 200 repliche, di cui 7 con magnitudo superiore a 4.0 e profondità ipocentrali comprese tra 4 e 10 km (vedi Elenco dei terremoti in tempo reale). Scuotimenti sismici devastanti, che colpiscono le province di Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo, accanendosi in particolare sui territori dei piccoli borghi di Accumoli, Amatrice ed Arquata del Tronto, causando oltre 120 vittime. Ma sono numeri in drammatico, continuo aggiornamento (Figura 1).
La faglia sismogenetica (cioè capace di causare terremoti) che si è attivata ha una lunghezza di circa 25 km ed è allineata in senso NNO-SSE, parallela alla catena montuosa appenninica. Il meccanismo focale della faglia è di tipo “estensionale”, con piani orientati NNO-SSE ed è coerente con le deformazioni tettoniche attuali dell’Appennino. Perché quella zona è cosparsa di faglie attive, come quella che nel 2009 ha devastato la vicina città di l’Aquila con una sisma di magnitudo 6.3. E in passato, altre forti scosse di terremoto hanno colpito l’identico territorio: nel 1639 (magnitudo 6.2), nel 1646 (magnitudo 5.9) e nel 1703 (magnitudo 6.9): intervalli temporali apparentemente lunghi ma geologicamente brevi (vedi Fonte).

Figura 2 – Mappa della pericolosità sismica con gli eventi della sequenza in corso sovrapposti (fonte: https://ingvterremoti.wordpress.com/).
E dunque, il sisma era prevedibile? La zona colpita dallo sciame sismico rientra in una fascia ad altissima pericolosità sismica, che corre lungo l’asse della catena montuosa appenninica (Figura 2). Quindi, certamente era ed è lecito aspettarsi il ripetersi di scosse come quella odierna, ed anche un po’ più forti. Ma nelle ore immediatamente precedenti il sisma, nulla faceva presagire l’imminente scuotimento sismico.

Figura 3 – Registrazione in uno dei sismometri della Rete Sismica Nazionale (AQU). SI vede che prima dell’evento principale delle 3:36 (linee rosse più in alto) la linea del sismogramma è completamente piatta (Fonte: Alessandro Amato, INGV).
La prima scossa, infatti, è stata improvvisa: “Il terremoto di magnitudo 6 di questa notte nel reatino non è stato preceduto da nessun foreshock (scossa premonitrice, ndr), né sciami né isolati…”, afferma Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’INGV (Figura 3), “…ennesima dimostrazione dell’estrema variabilità e imprevedibilità dei terremoti”. L’unica difesa concreta possibile, quindi, è abitare in edifici costruiti con criteri antisismici. Perché non è il terremoto che uccide; uccidono le case fatte male, che ci crollano addosso.
Anche la Sicilia orientale ricade in una zona ad altissima pericolosità sismica (Figura in evidenza). Se un sisma simile colpisse la costa orientale siciliana, produrrebbe certamente danni ingenti al patrimonio edilizio e monumentale non costruito con criteri antisismici, causando probabilmente anche molte vittime. L’unica difesa possibile, ancora una volta, è agire preventivamente, migliorando la resistenza sismica delle abitazioni esistenti. Ma in Sicilia, a causa della colpevole inerzia dei governi regionali che si sono ultimamente succeduti, non riusciamo neanche a spendere le risorse economiche già stanziate dalla Protezione Civile Nazionale per studi di microzonazione sismica e interventi di miglioramento sismico degli edifici, come denuncia in una nota stampa odierna l’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia.
Marco Neri*
*Primo Ricercatore, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo