Siracusa, Coronavirus, bufera sul pronto soccorso: sindacati sul piede di guerra contro i vertici Asp

SIRACUSA – Sindacati sul piede di guerra nei confronti dell’Asp di Siracusa, venuta alla luce ieri la positività al Coronavirus del primario del Pronto soccorso dell’ “Umberto I”, e – secondo la denuncia della Cgil – di ulteriori due medici, che seguono altri casi di operatori sanitari di Cardiologia risultati positivi nel nosocomio aretuseo.
Non ha sortito effetto il comunicato dell’Asp con il quale ieri nella tarda mattinata ha rassicurato che “tutti i locali degli ospedali dell’Asp di Siracusa vengono sottoposti a sanificazione nel caso in cui personale sanitario risulti positivo al tampone. Anche il personale asintomatico viene sottoposto a tampone. In atto la situazione è sotto controllo”, precisando che “il Pronto soccorso rimarrà aperto grazie all’impiego di altro personale che verrà trasferito da altri reparti dello stesso presidio per sostituire i colleghi ricoverati o posti in quarantena in qualsiasi reparto dalle cardiologie ai pronto soccorso”.
Oggi il segretario generale della Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi non accenna ad abbassare i toni su quanto avvenuto nei locali del Pronto soccorso di via Testaferrata: “Ordini di servizio a disposizione di chiunque voglia prenderne visione. Condizioni di disagio e difficoltà evidenti al Pronto soccorso dell’Umberto I. Gestione incomprensibilmente contraria a quanto previsto nel piano aziendale di intervento. Ce ne è abbastanza per un intervento forte e deciso dei vertici aziendali e assessoriali. Invece silenzio”. Già ieri la denuncia insieme al segretario generale della Cisl Medici, Vincenzo Romano.
“Non ci si può nascondere – prosegue Carasi – dopo le denunce fatte già ieri da questo sindacato, dagli stessi operatori che chiedono il sacrosanto diritto di tutelare sé stessi e i pazienti. L’Asp aveva il dovere, da subito, di ammettere gli errori commessi in questa vicenda e provvedere, non soltanto alla normalissima sanificazione degli ambienti, ma anche ad atti conseguenziali. Le richieste di sicurezza personale, familiare e collettiva, gridate con accorata disperazione dal persone dal Pronto soccorso e dalle unità operative dell’emergenza, non possono essere silenziate con note che, oltre ad essere insufficienti, offendono il lavoro e il sacrificio che si stanno compiendo all’interno dell’Umberto I e di tutti gli ospedali della provincia. Ai vertici Asp ricordiamo una cosa – conclude Vera Carasi – chi gestisce la sanità di un territorio non la possiede e ne dispone a piacimento; chi gestisce la sanità è un servitore, ben remunerato, di chi è il vero proprietario, la collettività e chi la rappresenta”.
Nella mattinata di ieri era stata durissima la Cgil provinciale, in un comunicato del segretario generale Roberto Alosi. “Avevamo lanciato l’allarme e purtroppo si è verificato quanto temevamo se non fossero stati adottati d’urgenza i giusti rimedi: personale del Pronto soccorso contagiato”, ha affermato riferendosi alla notizia fornita nello stesso comunicato di “3 medici (il primario del Pronto soccorso e due dottori del reparto di medicina d’urgenza) già contagiati e 5 infermieri che hanno appena fatto il tampone per via dei sintomi che riportavano”.
“L’Asp avrebbe dovuto provvedere alla continua sanificazione dei locali, tanto più che non c’è separazione fra i pazienti per sospetto contagio e quelli per altra causa, sanificazione che invece non viene fatta o perlomeno non nel modo corretto, e quando l’Azienda afferma di eseguire tutto il protocollo previsto per il Covid 19, mente sapendo di mentire – ha rincarato la dose Alosi, poco prima delle rassicurazioni sulla sanificazione fornite dall’Asp – Così come mente quando afferma che i tamponi sono stati effettuati su tutto il personale dell’ospedale: fino ad oggi non sono stati eseguiti nemmeno su tutto il personale del Pronto soccorso (che non è dotato nemmeno delle adeguate protezioni), per quanto questo sia in prima linea e quindi esposto a un elevato rischio di contagio, come noi avevamo denunciato”.
“Se fosse stato possibile, avremmo presidiato il Pronto soccorso – ha concluso il segretario generale della Cgil siracusana – ma in questo momento storico le rivendicazioni sindacali a tutela dei diritti non possono essere che verbali. E dunque rinnoviamo la richiesta di intervento immediato della magistratura, prima che questa situazione già allarmante non diventi tragica non solo per tutto il personale sanitario ma per tutta la cittadinanza”.