Siracusa, intesa per richiedere l’area di crisi industriale complessa. Prime reazioni politiche
SIRACUSA – Favorire la riconversione industriale nella zona in cui sorge il polo petrolchimico più grande d’Europa. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato questa mattina nella sede della Camera di commercio di Siracusa dall’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano (in rappresentanza della Regione), da undici comuni del Siracusano, da sette grandi imprese del petrolchimico (dai russi di Lukoil all’algerina Sonatrach e poi Sasol, Versalis, Erg Power, Air Liquide), da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale e dalla Camera di commercio del Sud est. La firma di oggi dà il via al percorso per la richiesta di crisi industriale complessa al Ministero dello Sviluppo economico per il Polo produttivo del Siracusano, che comprende le attività che si trovano nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta, Melilli e Siracusa, un distretto che produce un fatturato complessivo di 12,2 miliardi e impiega tra diretti e indotto circa 7.500 lavoratori.
Il protocollo d’intesa si compone di sei articoli nei quali sono individuate le responsabilità e i ruoli che ogni ente dovrà svolgere nell’ambito dell’accordo. L’intento dei soggetti firmatari è di creare le condizioni per favorire azioni tese alla trasformazione dell’industria con importanti investimenti sui processi di “decarbonizzazione”. Si impegneranno per l’avvio di un piano di transizione energetica che confermi la vocazione produttiva e industriale del Polo e garantisca l’impiego dei lavoratori coinvolti.
Tra gli obiettivi individuati, quello di favorire la riconversione del polo su un nuovo paradigma sociale ed energetico, attraverso investimenti significativi sia infrastrutturali sia di innovazione, che possano rappresentare una leva essenziale per la ripresa economica del sistema imprenditoriale territoriale; promuovere un sistema energetico integrato, efficiente e interconnesso e lo sviluppo di fonti energetiche a maggiore sostenibilità ambientali, per migliorare l’efficienza energetica dei processi e la resa delle raffinerie e degli stabilimenti chimici; promuovere l’accelerazione di interventi di bonifica ambientale sul Sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo; favorire lo sviluppo di nuovi investimenti per il miglioramento energetico e produttivo, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza energetica e i processi di ottimizzazione dei consumi energetici.
Apprezza l’iniziativa, il deputato regionale siracusano di Italia viva, Giovanni Cafeo, segretario della commissione Attività produttive all’Ars: “Il Governo Musumeci sembra finalmente, anche se tardivamente – afferma – aver cambiato atteggiamento e, di fronte all’ipotesi di una drammatica dismissione degli impianti, aver assunto il ruolo di garante della transazione energetica e del rilancio dell’intero settore, facendosi portavoce insieme ai sindaci del territorio, a Confindustria, alle imprese e ai sindacati per il riconoscimento presso il Ministero dello sviluppo economico del sito siracusano come area di crisi industriale complessa. Questo protocollo ha inoltre un forte valore simbolico perché certifica che le imprese del settore industriale non sono i nemici da combattere ma una realtà socio-economica fondamentale e imprescindibile del territorio e per questo vanno supportate. L’obiettivo è di compiere l’attesa transizione verso il futuro, nel rispetto di tutti gli aspetti della sostenibilità e cioè quella ambientale, economica e sociale. Sarà mia cura verificare e monitorare con regolarità tutti i passaggi successivi che deriveranno dalla firma di questo protocollo, garantendo – conclude Cafeo – il massimo impegno per il raggiungimento dell’obiettivo”.
Fuori dal coro, Pippo Zappulla e Antonino Landro, rispettivamente segretario regionale e provinciale di Articolo 1, che non nascondono il loro pessimismo. “Il riconoscimento di area di crisi complessa – sottolineano – non è la panacea di tutti i mali ambientali, produttivi ed occupazionali ma un’arma a doppio taglio che, senza le necessarie e indispensabili garanzie, rischia di condannare un territorio alla deindustrializzazione e a licenziamenti di massa. In Sicilia qualche esperienza la stiamo vivendo a Termini Imerese e a Gela e non pare che ci sia da alimentare particolari entusiasmi e ottimismi. La filosofia dello strumento prevede, infatti, il riconoscimento della crisi strutturale, la definizione di un accordo di programma per la reindustrializzazione con gli investimenti previsti nei tempi, nella quantità di risorse e nelle fonti di finanziamento e, nelle more l’utilizzo flessibile degli ammortizzatori sociali per i lavoratori interessati. Chiedere al governo nazionale, tramite l’intesa che si sta sottoscrivendo, il riconoscimento di area industriale di crisi complessa senza questo accordo di programma vero e non con generiche indicazioni di massima – affermano i due politici – è un salto nel buio che può rappresentare la morte dell’area industriale siracusana con tutti i drammi economici, ambientali, sociali ed occupazionali che si porta dietro”. Poi una precisazione. “Ecco perché riteniamo importante il documento che le organizzazioni sindacali hanno preteso venga allegato all’intesa. Proprio perché, senza le garanzie sugli investimenti, sulle bonifiche e reindustrializzazione, sulle gestioni trasparenti degli appalti e sui diritti dei lavoratori è evidente che il tutto si possa ridurre ad una mera operazione di abbandono produttivo e occupazionale dell’area siracusana. Fondamentale quindi che il territorio, forze sociali e istituzioni e associazioni, mantengano altissima la vigilanza per evitare il ripetersi tragico e mai completata della politica dei due tempi. Il passaggio successivo indispensabile deve essere, quindi, quello dell’apertura di un tavolo con il governo nazionale”.
(Nella foto di repertorio: polo petrolchimico di Priolo)