Comportamento “bestiale” che dev’essere punito esemplarmente: chi uccide un animale non se la può cavare né pretendere alcuna attenuante. Lo sostiene Giovanni D’Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti” , che plaude alla sentenza con cui Eugenio Sanchez Maria, 41 anni, è diventato questa settimana la prima persona condannata in Spagna per maltrattamento ad animali a scontare effettivamente una pena di carcere. L’uomo era stato condannato da un giudice di Palma di Majorca per avere bastonato a morte il cavallo Sarky das Pont dopo una gara di trotto nell’ippodromo di Manacor, nelle Baleari, nella quale l’animale aveva cambiato passo facendosi squalificare. L’uomo era stato condannato a otto mesi di carcere, ma la difesa sperava che la pena fosse sospesa. Invece questa settimana è finito in prigione, dove rimarrà per otto mesi. Secondo El Pais, che titola “mano dura contro i maltrattamenti animali” la vicenda evidenzia la sensibilità crescente dei giudici spagnoli verso i responsabili di brutalità contro gli animali. Lo stesso giudice di Palma, rileva il quotidiano, ha condannato negli ultimi giorni ad un anno di carcere un uomo per avere lasciato morire di fame il suo cane. La sentenza non è stata ancora posta in esecuzione.
Uccide il cavallo. Condannato per maltrattamento di animali. 8 mesi di carcere vero per l’imputato reo di aver pestato a morte l’animale. Non si possono applicare attenuanti generiche
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