Crescita sostenibile e innovazione. Dalle previsioni di un collasso globale all’Agenda 2030: quale futuro?


Nel 1972 il Club di Roma (un gruppo di primari scienziati, umanisti e imprenditori) commissionò all’MIT uno studio scientifico sui limiti dello sviluppo economico. Lo studio dimostrò scientificamente l’esistenza di un limite invalicabile dello sviluppo economico a causa delle risorse presenti in quantità fissa in natura (es. petrolio, carbone, gas naturale, ecc.); venne pronosticato che procedendo anno dopo anno con gli stessi ritmi di crescita di sempre, l’umanità sarebbe giunta al collasso attorno alla metà del ventunesimo secolo. Alcune previsioni vennero smentite (come l’esaurimento del petrolio previsto all’inizio del ventunesimo secolo grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca di fonti di energia alternative seguite agli shock petroliferi), ma tutto il resto (effetti dell’inquinamento, variazioni climatiche, pressioni demografiche, tensioni geopolitiche, …) sembra si stia verificando (in Figura le previsioni dello studio del Club di Roma del 1972).
In Italia su circa 60 milioni di abitanti, ogni anno muoiono circa 60.000 persone a causa dell’inquinamento, 4,7 milioni vivono al di sotto della soglia di povertà, 2 milioni non studiano e non lavorano. Se consideriamo tutta l’Europa i morti per inquinamento sono 500.000 l’anno e 120 milioni di persone sono a rischio povertà. A livello globale i numeri sono impressionanti: 800 milioni di persone in stato di povertà estrema, 60 milioni vive in stato di schiavitù, 400 milioni sono state colpite nel 2016 da calamità naturali, 700 milioni non hanno accesso all’acqua pulita, l’1% della popolazione possiede il 50% della ricchezza globale.
In tale apocalittico contesto, il 25 settembre 2015, i capi di Stato dei 193 paesi delle Nazioni Unite hanno riconosciuto l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e quindi approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – in figura) da raggiungere entro il 2030.
Leggendo i 17 obiettivi viene quasi da sorridere per gli ambiziosissimi risultati che i nostri governanti hanno condiviso di raggiungere entro il 2030, lasciando, senza approfondire, la sensazione di un proclama puramente utopico. Ma nel dicembre 2015 a Parigi viene firmato l’Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici (in linea con l’Agenda 2030) e a maggio, poco prima dell’accordo sull’Agenda 2030, Papa Francesco pubblica l’Enciclica “Laudato si’” sulla cura della casa comune, esercitando una pressione non da poco sui governi che ancora discutevano dei contenuti dell’accordo.
Le principali evidenze condivise dell’Agenda Globale 2030 sono: insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale; forte coinvolgimento di tutte le componenti della società; ogni Paese deve definire una propria strategia di sviluppo sostenibile: il processo di cambiamento del modello di sviluppo verrà monitorato attraverso un complesso sistema basato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori.
Quanto evidenziato sopra e sottoscritto in sede ONU e di Comunità Europea produrrà una spinta mai vista all’innovazione grazie alla maggior consapevolezza di tutta la popolazione sui limiti della crescita dissennata per trovare vie di crescita che consentano alle generazione future di vivere degnamente e in piena sintonia con l’ambiente che li circonda.
Le operazioni sono già avviate. Il 25/01/17 è entrato in vigore il decreto legislativo che riguarda l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (DNF) per le imprese e gli enti di interesse pubblico rilevanti sui temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.
L’8/03/18 viene lanciato il piano di azioni europeo sulla Finanza sostenibile che prevede ad esempio di creare una tassonomia comune per definire ciò che è sostenibile e identificare gli ambiti in cui gli investimenti sostenibili possono incidere maggiormente; di tenere conto dei fattori di sostenibilità nel processo di investimento; di integrare nei requisiti patrimoniali e quindi nei modelli di rischio (ad esempio di banche e assicurazioni) l’effetto della sostenibilità degli investimenti (basti pensare che il 2017 è stato l’anno record per la richiesta di indennizzi alle Compagnie Assicurative per calamità naturali a causa del cambiamento climatico).
Un altro effetto immediatamente visibile è quello dovuto alle migliori performance di mercato che hanno gli strumenti finanziari identificati con il marchio ESG (Environment, Social, Governance), ovvero che hanno operato internamente all’azienda per dotarsi di strumenti di controllo sull’impatto ambientale, sociale, di controllo dei rischi sulla sostenibilità del business. Come sempre il mercato anticipa quello che accadrà e chi sta innovando i processi interni aziendali in ottica di sostenibilità, è premiato dal mercato finanziario con una miglior valutazione.
Probabilmente il legislatore comincerà a punire comportamenti non in linea con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, chi innova per primo è avvantaggiato. Il bando alla plastica monouso dell’Unione Europea o la lotta alle microplastiche nei mari sono in sintonia con l’Agenda 2030: chi innova e trova ad esempio prodotti sostituivi biodegradabili o riutilizzabili ne avrà immediato beneficio ponendosi su nuove nicchie di business ancora inesplorate.
Nei prossimi anni ci sarà una spinta dai Governi europeo e nazionale ai temi di crescita sostenibile, le aziende che innovano ora saranno avvantaggiate evitando di incorrere in multe e sanzioni ma soprattutto ponendosi più vicino ai Clienti che valuteranno prodotti e servizi con nuova e maggiore consapevolezza. Una grandissima opportunità per i nuovi esperti di crescita sostenibile che il mondo del lavoro richiederà nell’immediato futuro.
*Nico Saraceno
*Esperto in Innovation Management, oggi Responsabile Marketing Strategico e Operativo & Canali Digitali di Banca Agricola Popolare di Ragusa