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Talk Show e Share: c’è poco da ridere

giannini-florisLa prima settimana “parlata” della televisione italiana ha subito evidenziato un dato comune a tutti i talk politici che con annunci più o meno trionfalistici si sono presentati e ripresentati nei palinsesti. L’auditel è basso! Sarà un riscontro banale ma associandolo al numero impressionante di trasmissioni, tutte replicanti fra loro, qualcosa non quadra. Perché propinare un prodotto “per pochi”? E come se uno chef preparasse a pranzo e a cena la stessa portata, anche se buona, comunque alla lunga stufa. L’aggravante è che leggendo i dati di ascolto si desume che uno zoccolo duro di appassionati del genere esiste ma spalmato su sette giorni e su più reti televisive tende ad abbassarsi.

Parliamo di numeri: Lunedì c’è stato l’esordio di Piazzapulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli che ritornando nelle vesti di inviato sul campo ha confezionato una trasmissione finalmente diversa, anche ben fatta, ma forse lontana dalla “pancia” del paese attuale. Il 4,59% di share non soddisfa ma il dato più atroce è constatare che la solita caciara messa in piedi a Quinta Colonna, su Rete4, ha vinto, seppur di poco, la sfida. Evidentemente le illuminanti posizioni politiche di Paola de Micheli del Pd e di Lara Comi di Forza Italia interessano più dell’Islam o del terrorismo. La trasmissione di Del Debbio ha fatto registrare il 4,8% superando di poco il milione di telespettatori. Martedì era il grande giorno del duello tra la trasmissione esordiente DiMartedì condotta dal rodato Giovanni Floris e del rodato Ballarò condotto dall’esordiente Massimo Giannini! Partiamo dalla fine, ha vinto nettamente Ballarò che su Rai3 ha totalizzato 2 milioni 503 mila spettatori con l’11,76% di share. Per DiMartedì 755 mila spettatori e il 3.47% di share.

E’ vero che il richiamo di una trasmissione che esiste da 12 anni è maggiore e aggiungiamoci anche che la Rai è sempre più seguita de La7 ma Floris credo sperasse di rubare più ascolto alla sua vecchia “creatura”. Ha portato con sé anche la copertina di Maurizio Crozza e i “cartelli” di Pagnoncelli ma l’effetto non è stato dei migliori. Anche le risate di “Giova” alle battute del comico genovese sembravano un volersi ruffianare il poco pubblico rimastogli fedele. “Riso amaro”? Ripartiamo dalle stesse risatine, quelle di Giannini davanti alla peggior performance che si ricordi di uno spento Roberto Benigni. L’ex vicedirettore di Repubblica, ridacchiava pacatamente, quasi per omaggio al mostro sacro che aveva di fronte. Benigni non è riuscito a sferrare un graffio dei suoi e le risate del conduttore avevano la stessa funzione di quelle di Floris. Un ammaestramento del pubblico al quale si vuol dire: “Qui facciamo sul serio perché siamo bravi ma sappiamo anche divertirci”. Da premio Oscar. Non il massimo riconoscimento dell’Academy ma un piccolo premio Giannini lo porta a casa e al direttore di rete Andrea Vianello, perché stravince la serata ma i 2 milioni e mezzo sono forse lievitati per la curiosità sul restyling del format e per la presenza di Benigni. Ci sarà un fisiologico calo di ascolto e se così fosse la sufficienza in pagella non la prende nemmeno Ballarò.

In tema di sufficienza mancata c’è l’esempio dell’unico Talk che è già alla seconda puntata. Parliamo di Virus condotto da Nicola Porro. Ha esordito giovedì scorso regalando a Rai2 che lo ospita 1 milione e 43 mila spettatori e uno share del 4.89% mentre la settimana successiva ha totalizzato 1.084.000 spettatori con share del 4.78%. In pratica Porro è fermo, quasi bloccato su cifre da talk del mattino. Difficile crescere mentre dovrà stare attento a non perdere share, visto e considerato che al momento non ha competitor sulle altre reti. Adesso si attende con “ansia” il ritorno de La Gabbia di Paragone, questa domenica, e dulcis in fundo la discesa in campo di Santoro con il suo Servizio Pubblico. Doveroso un in bocca al lupo ai due conduttori che nonostante abbiano peculiarità diverse e che raccolgono un pubblico tutto loro, non potranno che intasare ancor più una corsia che non è più quella di un’autostrada ma somiglia molto a quella di una rianimazione ospedaliera.


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