Siracusa, tre arresti per le bombe carta davanti ad attività commerciali. “Non fu racket”
SIRACUSA – Sono stati arrestati dai carabinieri i presunti responsabili degli attentati dinamitardi in danno di tre esercizi commerciali del capoluogo aretuseo avvenuti tra settembre 2021 e marzo 2022, quando in piena notte esplosero in distinti momenti altrettante bombe carta, generando forte allarme sociale nella cittadinanza. I militari del nucleo operativo e radiomobile di Siracusa hanno eseguito le misure cautelari disposte dal Gip, di cui due in carcere e una ai domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti pluripregiudicati rispettivamente di 41, 30 e 24 anni. Ci sono altri sette indagati, a vario titolo, per reati di droga.
Secondo gli investigatori, coordinati dalla Procura aretusea, gli indagati gestivano anche un’articolata piazza di spaccio aperta h24, infatti sono stati sequestrati droga e materiale esplodente. Le indagini effettuate tramite attività di intercettazione audio-video, analisi di telecamere e tabulati, e infine con riscontri e i sequestri, hanno consentito di individuare tutti i presunti componenti della banda e di ricostruirne il ruolo.
Oggi gli inquirenti escludono che le azioni criminose fossero maturate nell’ambiente del racket delle estorsioni, identificando il movente, invece, nello “scopo intimidatorio finalizzato a una dimostrazione di forza della banda, che mirava ad ampliare il business criminale avviato, poiché gli atti dinamitardi erano ritorsioni per presunti debiti di droga non saldati”, nel senso che “tutti i clienti dovevano sapere che i debiti andavano saldati”. In particolare, il presunto mandante, ritenuto il capo di una fiorente piazza di spaccio, avrebbe incaricato l’esecutore di posizionare, nei pressi degli ingressi delle attività delle vittime, degli ordigni esplosivi, che a seguito di accertamenti tecnici del Ris di Messina, sono stati considerati “potenzialmente micidiali” e hanno causato gravi danni sia alle strutture che alle auto parcheggiate nelle vicinanze.
In una circostanza, si sarebbe verificato anche un sequestro di persona: un presunto debitore per droga non pagata sarebbe stato rapito, percosso violentemente e minacciato con una pistola per costringerlo all’immediato pagamento tramite denaro contante o in alternativa allo svolgimento di lavori e servizi per la banda.
Secondo quanto emerso dalle indagini, “le azioni violente e spregiudicate dei tre arrestati hanno avuto un forte ascendente sui restanti sette indagati, i quali, attratti dai facili guadagni e affascinati dalla metodologia criminale utilizzata dal capo e dai gregari, si erano messi a disposizione per tenere aperta tutto il giorno la piazza di spaccio che fruttava quotidianamente circa mille euro”, piazza di spaccio che ha visto ripetuti e continui interventi di pattuglie che, di volta in volta, denunciavano gli spacciatori, identificavano gli acquirenti e sequestravano droga e denaro contante.