Cronaca

Rosolini, morte Laura Pirri: arrestato il compagno per femminicidio, ecco l’audio delle intercettazioni

ROSOLINI – Questa mattina, personale del Commissariato di P.S. Pachino ha arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 36enne rosolinese Sebastiano Iemmolo, compagno di Laura Pirri, la giovane donna deceduta lo scorso 25 marzo, dopo 18 giorni di agonia, per le gravi ustioni subite a causa di ciò che allora venne ritenuto un incidente domestico.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Siracusa, su richiesta della Procura della Repubblica, sulla base di gravi indizi raccolti in ordine alle ipotesi di reato contestate di “maltrattamenti nei confronti di Pirri Laura e del figlio minore, lesioni aggravate e omicidio aggravato dai futili motivi, e dall’aver agito con crudeltà, evento aggravato dal fatto di essere convivente della vittima Pirri Laura, di anni 31, deceduta il 25 marzo 2017 dopo 18 giorni di agonia”. La contestazione comprende anche il delitto di “incendio e calunnia per aver appiccato il fuoco all’autovettura Fiat 500 di proprietà di un vicino di casa e per avere denunciato ai Carabinieri di Rosolini, e incolpato, il medesimo vicino di casa, sapendolo innocente, del reato di lesioni personali aggravate dal fatto che Pirri Laura veniva indotta a dichiarare falsamente di essere in stato di gravidanza”.

L’attività d’indagine, che ha impegnato ufficiali di polizia giudiziaria del Commissariato di Pachino diretti dalla Procura della Repubblica per alcuni mesi, a partire dal marzo scorso, trae origine dalla denuncia dei familiari della Pirri, convinti che la morte della donna, avvenuta a seguito delle ustioni che subì la sera del 7 marzo, non sarebbe dovuta allo “scoppio accidentale di una bomboletta del gas”, bensì la “conseguenza dell’ennesimo atto di violenza subito dalla giovane donna da parte dello Iemmolo”, che secondo l’accusa avrebbe procurato le “gravissime ustioni alla vittima, la quale era deceduta dopo il trasferimento presso l’ospedale civile di Palermo, in data 25 marzo”.

Al riguardo, gli inquirenti hanno ritenuto attendibile la dichiarazione resa della madre della vittima che, accorsa in aiuto della figlia nell’immediatezza del fatto, aveva saputo dal proprio nipotino che “ad appiccare il fuoco a Laura era stato proprio Iemmolo Sebastiano”.

La Polizia di Stato, acquisite le prime informazioni sulla reale dinamica dei fatti, ha quindi rassegnato una comunicazione di notizia di reato che la Procura, attraverso le delicatissime indagini del caso, ha sviluppato, valorizzando sia elementi di fatto rappresentanti da testimonianze sia risultanze della prova scientifica. La delicatezza dell’indagine deriva dal fatto che il figlio minore avrebbe assistito al presunto omicidio della propria madre, per mano del padre.

L’indagine è apparsa particolarmente complessa, secondo quanto riferito dagli inquirenti, anche in ragione del fatto che si riscontrava dopo alcuni giorni dalla commissione del delitto un “contesto di omertà dovuta al timore di ritorsioni da parte dello Iemmolo Sebastiano, che sarebbe noto a Rosolini per il sistematico ricorso alla violenza per risolvere controversie di ogni natura”. Le conclusioni cui è pervenuta l’autorità inquirente derivano dalle dichiarazioni dei parenti e degli abitanti dello stabile di via Eloro, oltreché dai risultati di intercettazioni telefoniche e ambientali all’interno dell’abitazione della madre dell’indagato in cui, dopo il sequestro dell’immobile, lo stesso era andato a vivere.

Gli elementi raccolti e la notifica di un avviso di garanzia emesso dal Pm titolare delle indagini, che ha disposto anche il sequestro dell’immobile, avrebbero indotto lo Iemmolo ad “abbandonare l’iniziale versione fornita circa lo scoppio accidentale del fornellino”, iniziando, tra le mura domestiche, sempre secondo l’accusa, a “concordare con il figlio e la propria madre una seconda verità da fornire quando fosse giunto il momento”.

Infatti, proprio le conversazioni intercettate in cui si ascoltano lo Iemmolo, il figlio di questi e la madre dell’indagato, secondo gli inquirenti “protesi a concertare una versione di comodo”, hanno consentito di ricostruire anche il movente dell’omicidio, portato a compimento per pochi euro negati dalla vittima al presunto autore dell’omicidio.

Le indagini svolte e le consulenze tecniche disposte dal Pm, tuttavia, avrebbero “smontato” le ricostruzioni difensive fornite dallo Iemmolo e, secondo l’accusa, “concordate di volta in volta con i familiari”.

Ecco il video contenente le immagini dell’arresto e l’audio, con trascrizione, di alcuni passaggi divulgati dagli inquirenti delle conversazioni intercettate.


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