Politica

Siracusa, polemica su manifesto pro life. Le associazioni cittadine: “Retrogrado”. Paolo Cavallaro: “Difende la vita”

SIRACUSA – Un cartellone pro life in viale Santa Panagia ha provocato una levata di scudi. Molte associazioni hanno difeso il diritto all’aborto stabilito da una legge dello Stato, bollando quel manifesto come discriminatorio e patriarcale e chiedendo anche al sindaco Francesco Italia di attivarsi per favorirne la rimozione (stamattina però qualcuno lo ha sabotato). Accoglierete, Arcigay Siracusa, Angolo Siracusa, Arci Siracusa, Arciragazzi Siracusa 2.0, Astrea in memoria di Stefano Biondo, Avo Siracusa, Centro Antiviolenza Ipazia, Ciao (Centro Interculturale di Aiuto e Orientamento), Cobas Scuola Siracusa, CGIL Siracusa, Femminismi e Libertà, La Brigata Rosa, Lo Scrigno di Aretusa, Mareluce Onlus, REA – Rete Empowerment Attiva, Rete Degli Studenti, Stonewall, Unione Degli Studenti, Zuimama Arciragazzi: tutti contro un quel cartello che una donna donna tiene tra le mani con un messaggio chiaro: “Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta. Stop aborto”. Una frase che ha fatto arrabbiare non poco le associazioni siracusane che non si riconoscono nella campagna contro l’interruzione di gravidanza. “Ci opponiamo con forza alle narrazioni discriminatorie portate avanti da movimenti retrogradi e patriarcali – il pensiero delle associazioni – che pensano di poter dire ciò che vogliono sui corpi delle donne e sul loro diritto di  autodeterminazione, sancito peraltro da una legge dello Stato. È singolare come questi messaggi facciano la propria comparsa proprio a ridosso di un periodo segnato da una crescita esponenziale di femminicidi. Sia ben chiaro, qui le donne sono le vittime! Far apparire questo cartello ci sembra come una sorta di strategia per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla scia di sangue delle donne uccise per mano maschile, per
colpevolizzarle come assassine di bambini. Questa cosa non può passare sotto silenzio, perché è una palese strategia per fare apparire le donne e tutti coloro che le sostengono sotto una cattiva luce”.

A prendere le distanze da queste associazioni è Paolo Cavallaro, presidente del circolo Aretusa di Fratelli d’Italia. “Stupisce che associazioni che parlano di pace, di multiculturalità e di inclusione – dice – si scaglino con tale violenza nei confronti di un manifesto in cui si riconosce comunque una parte importante della popolazione mondiale. Il tema è antico e ci saranno sempre contrapposizioni tra chi riconosce la libertà della madre di potere scegliere sempre e comunque sulla vita di una piccola creatura indifesa e chi invece ritiene che questa libertà incontri limiti nella sacralità della vita, attraverso una visione spirituale e non materialista della società, e vuole mettersi in ascolto e aiutare le donne che vogliono scegliere la vita e non la morte. Questo manifesto in realtà – spiega – difende la vita, la vita del più debole, dell’indifeso, dell’inconsapevole e quindi, in qualche modo, ricorda alla donna di meglio riflettere sulla volontà di abortire e che c’è anche l’Istituto del non riconoscimento, che consente alla donna di mettere al mondo un figlio senza riconoscerlo perché venga dato ad altra famiglia che voglia e possa accoglierlo con amore”.

Poi ancora una stoccata alle associazioni (e ad un sindacato) che si sono scagliate contro il manifesto. “Ricordo che la libertà e la pluralità di pensiero e la democrazia, principi tanto da loro invocati, non possono esserlo in modo unidirezionale, ma valgono per tutti, quindi anche per chi non la pensa come loro, per chi difende la vita e trasmette messaggi di amore. Nessuno tocchi quei manifesti in nome della libertà”.


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